ROMA. The Image that Paints this Canvas è la nuova personale che Matèria Gallery ospiterà dall’11 settembre. In mostra le opere raccolte dall’artista danese Wendy Plovmand nella sua produzione più recente per un’esposizione composta da stampe fotografiche, oggetti, dipinti digitali e installazioni site-specific. Ispirata dalla definizione Lacaniana della Lamella, la mostra esplora il concetto di processo digitale in termini di forma, movimento e trasformazione.
[quote_box_center]“Lacan introduce la misteriosa nozione della “lamella”: la libido come un organo senza corpo, l’incorporeo, ossia la sostanza vitale, indistruttibile, la cui perduranza si estende aldilà del cerchio della creazione e della corruzione.…Lacan immagina la lamella come una versione di ciò che Freud chiamava un oggetto parziale: un organo strano che si è magicamente emancipato, sopravvivendo senza il corpo al quale dovrebbe appartenere, come la mano che si aggira solitaria nei primi film surrealisti.” (Lacan, 1991:198) [/quote_box_center]
Tre tappeti posti sul pavimento della galleria si presentano nella dimensione e nel luogo esatto dove una foto del pavimento stesso è stata scattata. L’immagine fotografica è la fonte e la materia prima con la quale, in seguito, viene digitalmente dipinto un marchio sul tappeto bianco. Allo stesso modo una serie di stampe fotografiche (Lamella Caves) sono il frutto di frazioni divenute assenti nelle fotografie che ne fanno da origine; il corpus di lavori sopracitato è pertanto unito dal processo creativo in una relazione simbiotica che mutando dà vita a una nuova specie ibrida, figlia dal dialogo tra fotografia e pittura.
La Lamella intesa come materiale: una sostanza distaccata o materia apparentemente immortale, rassomigliante alla libido; un chiaro riferimento al mondo digitale contemporaneo, un regno inarrestabile e informe che offre infinite possibilità attraverso un mutamento costante e perpetuo. La Lamella ha una propria esistenza paragonabile a un organo distaccato dal corpo, una misteriosa creatura-serpente, immortale, rappresentativa della vita e la morte, della creazione e la distruzione.
Il gesto intuitivo, elemento distintivo della mostra di Plovmand, è un chiaro riferimento alla tradizione della pittura astratta, dove, la riuscita o il fallimento del lavoro ricade in un contesto puramente casuale come la scelta del pennello o la pressione applicata dalla mano dell’artista. La creazione di segni tramite il gesto inatteso si ricollega nuovamente alla Lamella di Lacan e alla casualità di apparati digitali e azioni contemporanee come la navigazione su internet, i motori di ricerca, i programmi del computer etc.
Il viaggio come gesto simbolico e come azione ha un ruolo rilevante nel lavoro di Plovmand. The Image that Paints this Canvas si presta a una lettura allegorica del moto e del cambiamento; le tazze e i portachiavi in mostra alludono al classico souvenir kitsch, creando un collegamento tra il viaggio, la memoria e la nostalgia – la manifestazione di azioni che fotografano l’incostanza della libido digitale.
Le opere che formano The Image that Paints this Canvas ci inducono a riflettere sui confini tra pittura e fotografia attraverso un’indagine del processo digitale, utilizzando la galleria (Matéria) stessa come punto di origine per la creazione di nuove opere. Nasce quindi il termine New Mutalism, definizione concettuale calzante per quest’ultimo lavoro di Plovmand.
[quote_box_left]
The Image that Paints this Canvas
DOVE: Matèria, via Tiburtina 149, Roma
QUANDO: dall’11 settembre al 23 ottobre
INFO: www.materiagallery.com
[/quote_box_left]