MONTECCHIO (REGGIO EMILIA). “For the use of hyperimages” è il titolo della mostra di Sergio Camplone e Saverio Cantoni, due lavori indipendenti ma raccolti in un’unica sezione, all’interno della rassegna d’arte fotografica del 33° Fotofestival di Montecchio, un’esposizione di tre mostre fotografiche e due film/documentari che affrontano temi legati all’attualità. La manifestazione, organizzata dal circolo Cinefotoclub Montecchio con il patrocinio del Comune di Montecchio, è caratterizzata da una diversificazione nei mezzi di presentazione, di espressione e di visione, ed è visitabile fino al 10 gennaio 2016.
“For the use of hyperimages” è il comune denominatore di due progetti fotografici: Anagrafe del Danno e Notes for critical management, sviluppati rispettivamente da Sergio Camplone e Saverio Cantoni con la consulenza curatoriale di Maria Bremer nel progetto espositivo dell’architetto Matteo Ballabeni.
Entrambi gli autori esaminano lo spettro dei paesaggi antropizzati cercando di decifrare l’interazione tra pianeta e uomo. L’interazione tra i due autori si concretizza in un laboratorio artistico in cui Camplone e Cantoni condividono la costruzione di un metodo per la ricerca visuale.
Con il progetto Anagrafe del Danno, Camplone interpreta il sisma che nel 2009 scosse L’Aquila e la regione Abruzzo. Ne ricostruisce i prodromi e ne verifica gli effetti al contempo naturali e umani, geologici e (dis)amministrativi. Il sisma del 6 aprile 2009 è stato preceduto da circostanze e fatti ambigui. La mostra li evidenzia mettendoli in relazione con luoghi e personaggi caratterizzanti l’evento. Studi, video, film, documenti, libri, blog tematici sono veramente un oceano in cui è facile perdersi: risulta difficile percepire quale e quanta informazione sia giunta correttamente a destinazione.
Ecco perché quella che si definisce “memoria collettiva” non è il risultato di un ricordo, bensì di un patto, per cui ci si accorda su quale versione accettare e condividere. Camplone si concentra sui segni premonitori dell’evento disastroso, a partire metaforicamente da “Mammuth” (Elephas Meridionalis), la foto numero zero: l’animale databile più di un milione di anni fa, viveva nella conca aquilana, che all’epoca si presentava come un grande lago chiuso. Questo grosso animale preistorico è simbolo di ciò che avvolge l’intero centro storico dell’Aquila, dei 1.200 decreti, regolamenti e ordinanze prodotti dallo Stato, dagli enti locali e dalla protezione civile, simbolo degli infiniti iter giudiziari anche a cinque anni dal sisma.
La ricerca visiva di Cantoni Notes for critical management, sullo stesso sisma, coglie dettagli che dispiegano un potenziale narrativo spesso lasciato parzialmente irrisolto, portando in primo piano narrazioni parallele a quelle ufficiali. Il materiale che propone è un canovaccio aperto di spunti ai quali il visitatore può attingere per ricostruire sintesi personali, una narrazione discontinua costruita su diversi layer mediali e di pensiero.
Notes for critical management si avvale di contributi di Marc Augè, Gabriele Basilico e Philipp Ursprung sul significato proprio dell’esperienza delle rovine e delle ricadute che hanno sul soggetto riportato all’esperienza primitiva di una natura incontrollabile.
La collezione di appunti visivi si arricchisce di macroscopiche voragini lasciate dalla tettonica a testimonianza della tragedia come di piccole manifestazioni esteriori apparentemente insignificanti ma che diventano continue occasioni di verifica di un sistema sociale posto a dura prova dagli eventi. Le immagini fotografiche saranno integrate da documenti, interviste e materiale audiovisivo che preciserà il punto di vista degli autori con obiettivi narrativi e documentaristici.
Sergio Camplone. L’attenzione di Camplone è rivolta maggiormente all’identità di luoghi soggetti a progressivi mutamenti e trasformazioni, con l’uso di differenti forme narrative. È interessato a mettere in relazione le inevitabili forme di alterazione del territorio da parte dell’uomo con la sua capacità di mutare il paesaggio, di farsi esso stesso paesaggio. Nato a Pescara nel 1969, ha studiato fotografia al c.f.p. Riccardo Bauer di Milano diplomandosi nel 2000. Gli ultimi progetti conclusi sono: “Anagrafe del danno”, il progetto “Breviario di un paesaggio incompleto”, sui territori del Vajont a 50 anni dalla frana. Ha lavorato al progetto europeo “Bridges of history and tradition”, un lavoro sulla mappatura dei ponti del sud Italia. Con la facoltà di architettura di Matera segue il progetto Re-Cycle sui contesti spaziali e sociali di borghi e quartieri nati nel dopoguerra.
Saverio Cantoni. La ricerca di Cantoni si concentra sui controversi paesaggi artificiali, più in generale sulle pratiche artistiche che esplorano la vasta quantità di regole sovrapposte nella società umana. Le sue opere sono state esposte al Museo MAXXI di Roma e alla 14ma Biennale di Venezia in sale di istituzioni nazionali ed estere. Oggi vive a Berlino, dove si occupa di ricerca sui linguaggi visivi. È laureato con lode in Architettura con una tesi in Estetica e Nuovi Media. Ha partecipato a mostre sia in qualità di artista che di curatore. Ha collaborato con Armin Linke ed è stato membro del team di “The Anthropocene Project” ospitato alla Haus der Kulturen den Welt di Berlino. Ha collaborato con Attilio Maranzano scrivendo saggi sulla fotografia, ha guidato un progetto con Jan Fabre, Cristina Iglesias, Carsten Höller e Paola Pivi. Attualmente collabora con Tomas Saraceno.
For The Use of Hyperimages
Dove: Castello di Montecchio Emilia, Piazza Repubblica, Montecchio (Reggio Emilia)
Quando: fino al 10 gennaio
Orari: feriali / working days: 9:00-13:00 (tranne mar e ven) e 15:00-18:00 (tranne mer)
sabato / saturday: 15:30-18:00
domenica / sunday: 10:00-12:00 e 15:00-19:00
Ingresso: visite ordinarie € 2,00