BOLOGNA. Due autori per un solo confronto su un luogo, l’ospedale psichiatrico di Lahore in Pakistan. E’ su questo il perno della mostra, “Un mondo a parte“, che verrà ospitata alla QR Photogallery dal 30 gennaio, un’esposizione che mostra il frutto del lavoro di due fotografi, Marylise Vigneau e Aun Raza, tra loro diversi e complementari, che ci guidano all’interno di un luogo dove scopriamo che non esiste soltanto la dimensione della sofferenza, della contenzione e della cura.
Insieme a loro percorriamo cortili e camerate come spazi dove l’espressione individuale del disagio profondo è ammessa, rispettata e in un certo senso salvaguardata dal giudizio stigmatizzante della ‘normalità’ che rimane al di fuori delle mura.
A questo luogo protetto e tollerante molti pazienti fanno ritorno anche dopo la cura e la dimissione dall’ospedale, spesso provati dal fallimento del tentativo di essere accettati ‘fuori’, alla ricerca di un mondo a parte dove poter essere sé stessi.
Marylise Vigneau
La mano continua a parlare il proprio linguaggio anche quando quello della parola è stato abbandonato dalla ragione. E’ in effetti l’altro lato, ma senza alcuna pesantezza. Un’altra mano, che potrebbe essere la nostra, ha mantenuto tutte le sue funzioni e abilità: indicare, prendere, evocare. Ed è a ciò che a volte tutto un essere o un istante si riconduce: dita davanti alla bocca o che spuntano sole da una coperta. Essa resta palmo aperto, pugno serrato, falangi articolate, accento vivo o presenza inerte, per nulla differente da quella di colui che guarda le immagini. Mano a volte tesa o esibita, o ancora adorata, comune come una fratellanza, anche quando improvvisamente la bizzarria di un braccio a squadro, tanto fisso come lo sguardo, interrompe il gioco di prestigio dei destinati alla follia.
Marylise Vigneau.
Marylise Vigneau. Cresciuta a Parigi in una famiglia piuttosto convenzionale, ha sviluppato un gusto precoce per lo sbirciare dal buco della serratura e l’arrampicarsi sui muri. Ha studiato Letteratura comparata alla Sorbona dove si è laureata con una tesi sulla città come personaggio nei romanzi russi e dell’Europa centrale. La sua formazione è essenzialmente letteraria ma la fotografia è diventata sempre più il suo linguaggio d’elezione nel suo percorso personale. Nel corso degli ultimi 8 anni ha principalmente documentato la vita in Asia con una particolare attenzione verso le città e le modificazioni indotte dal tempo, dallo sviluppo o dall’isolamento. Visita la periferia dei nostri habitat alla ricerca della fragile bellezza dell’esistenza umana con i suoi desideri, umori ed abissi. Le piace giocare con gli opposti: assenza e presenza, vuoto e pienezza, isolamento e moltitudine, affetto e ironia, vicino e lontano, interiore ed estraneo. I sui lavori sono stati esposti presso: l’Angor Photo Festival, Foto Istanbul, Yangon Photo Festival, Nairang Gallery a Lahore e Focus Photography Festival a Mumbai. Ha pubblicato su Pix Quarterly (India) e Asia Life and Milk (Cambogia).
Aun Raza
Questa serie sull’ospedale psichiatrico di Lahore si è sviluppata nel corso degli ultimi quattro anni. I volti sono molto familiari a chi conosce la gente pakistana ma la maggioranza di questi pazienti ha combattuto tutta la vita con il mondo esterno al manicomio e alcuni di loro hanno ormai rinunciato a cercare qualsiasi altro rifugio. Con qualcuno tra i ricoverati è nata un’amicizia, altri hanno costruito un’affettuosa timidezza nei miei confronti. Alcuni vogliono solo essere ascoltati mentre altri sembrano sempre totalmente assorti. In ogni caso il loro distacco dall’identità del pazzo o del disturbato e l’appagamento trovato nella loro realtà fittizia dà l’impressione di un’apparente emancipazione. Molti sono arrivati in questo luogo a causa di delusioni sentimentali che li hanno condotti alla tossicodipendenza, altri a causa di disordini mentali mostrati sin dalla nascita e, dopo essere stati curati qui, sono incapaci di tornare a vivere presso le loro famiglie. Lasciano la vacuità del mondo esterno per ritornare a questo rifugio dove possono cantare, gridare, ballare e delirare senza inibizioni.
Aun Raza
Aun Raza. Sono nato e cresciuto a Lahore. Ho un master in Multimedia Arts presso il National College of Arts di Lahore. Oltre alla mia attività indipendente, collaboro con Getty Image e lavoro tra Italia e Canada. Fare fotografia per me è un modo per osservare da vicino la vita delle persone e condividere momenti con loro e con me stesso. E’ diventato un modo per leggere e comprendere la realtà. L’immediatezza della fotografia mi offre la possibilità di catturare schizzi e impressioni di cose che spesso mi rendono inquieto. I viaggi sono per me terreno fertile dove trovare esasperazione e desideri, musica e grida, caos e conforto, vita e desolazione. Tutto mi ha tenuto sveglio e assetato di conoscere. Attraversare le frontiere, fisicamente e metaforicamente, è stato comunque fondamentale. In qualche modo “il resto del mondo” mi ha dato momenti di silenzio, una discontinuità nella quale il senso della distanza e dell’umore, il gusto per interstizi e diagonali possono servire a costruire. Spero che questo si possa leggere nel mio lavoro più recente.
Un mondo a parte
Dove: QR Photogallery, via Sant’Isaia 90 – Bologna
Quando: 30 gennaio – 21 febbraio 2016
Orari: Tutti i giorni ore 9.00-19.30
Ingresso: libero
Info: www.qrphotogallery.it