NAPOLI. Rimarrà in mostra fino al 6 aprile, alla galleria E23, “Luna Park” di Danilo Donzelli a cura di Luca Palermo.
La natura si ingegna ad imitare l’arte, scriveva Ovidio nel suo Simulaverat Artem: purtroppo, oggi, l’ingordigia umana e la sua empietà stanno lentamente distruggendo quella natura che, silenziosamente, dà tanto senza chiedere nulla in cambio se non il giusto rispetto e l’attenzione necessaria alla sua salvaguardia.
L’impatto antropico ha raggiunto, nell’ultimo secolo, una velocità e profondità di influenza senza precedenti. Gli effetti sono molteplici e stanno letteralmente cambiando l’aspetto del nostro pianeta e del nostro vissuto quotidiano.
L’occhio attento di Danilo Donzelli coglie i tristi dettagli di questi mutamenti inesorabili; e lo fa con un’arma spesso usata nella storia dell’arte: l’ironia.
Ed ecco che il sipario si apre dinanzi agli spettatori ed essi iniziano il loro percorso in quel Luna Park, in quel parco dei divertimenti nel quale a divertirsi è unicamente l’uomo senza etica né morale, pronto a mortificare la natura per rincorrere i suoi interessi; Donzelli gioca con gli elementi compositivi delle sue fotografie; gli ossimori di significato e di significante si schiudono negli elementi naturali.
Gli scatti di Danilo Donzelli restituiscono immagini pregne di speranza: la natura sembra non volersi arrendere alla brutture poste in essere dall’uomo; sembra continuamente cercare il modo di non soccombere ad esse.
Obiettivo ricercato da Donzelli è quello di ricostruire o evidenziare un legame tra l’opera d’arte (la fotografia nel nostro caso) e l’ambiente; un legame capace di produrre una nuova visione del paesaggio e, al contempo, di fornire gli strumenti per decodificarla e metterla in atto nella quotidianità.
Del resto una fotografia è la descrizione di un attimo senza il quale essa stessa cesserebbe di esistere; ed è proprio quell’attimo, quel preciso momento nello spazio e nel tempo che dovrebbe contribuire a modificare la nostra coscienza del mondo. Per Danilo Donzelli la fotografia è, dunque, un mezzo insostituibile per fare “memoria visiva” dell’incidenza dell’uomo sul paesaggio e della sua ingerenza sulla natura: è fotografia terapeutica intesa come strumento di riattivazione della percezione e della sensibilità umana.
La mostra sarà visitabile fino al 6 aprile 2016 dal lunedì al venerdì dalle 10.30 alle 12.30 alla Galleria E23, Via T. G. Blanch 23, Napoli.