REGGIO EMILIA. Lo spazio Ex Aci di Reggio Emilia ospita, in occasione di Fotografia Europea La via Emilia. Strade, viaggi e confini un insieme eterogeneo di scoperte e spunti sul tema proposto da questa edizione del 2016.
All’interno dei tre piani vengono proposti e si incontrano i lavori di Anna Pavone, Chiara Corica, Elena Aromando, Eleonora Quadri, Filippo Luini, Francesco Mammarella, Giovanni Mantovani, Paola Pasquaretta, Silvia Mangosio, Tiziano Mainieri e Valentina Sommariva nella mostra collettiva Posto fisso, una mostra dedicata al metodo di Paolo Monti che il fotografo documentarista applicò durante il suo lavoro del censimento dei centri storici emiliani e romagnoli, e la ricerca Nebula curata dallo studio fuse*.
“La sfida è quella di riuscire a costruire un percorso espositivo che partendo da plurime esplorazioni sia in grado di innescare una serie di stimoli tra il pubblico e gli artisti stessi. Un viaggio tra i piani dell’edificio, attraverso periodi storici differenti, con l’interesse di muoversi seguendo quegli sguardi di andata e ritorno, che lo stesso Paolo Monti ci ha insegnato a valorizzare”.
NEBULA
In occasione di Fotografia Europea fuse* affronta il tema del festival andando a trattare uno degli elementi caratterizzanti del territorio in cui la via Emilia sviluppa il suo percorso, la nebbia. Statica, ma in costante mutamento, la nebbia è spesso associata al senso di disorientamento che la sua capacità di nascondere e confondere esercita sui nostri sensi, ma in questo contesto assume il ruolo di tramite rivelatore attraverso cui si sviluppa il gesto espressivo. Grazie ad un particolare sistema di allestimento l’elemento nebbia è portato all’interno dello spazio espositivo diventando così la superficie in costante movimento su cui vengono disegnati fasci di luce dal forte potere evocativo, effimeri, ma allo stesso tempo carichi di valenze simboliche.
IL METODO DI PAOLO MONTI
Nel 1968 Paolo Monti venne chiamato dalla Soprintendenza alle Gallerie di Bologna a realizzare il censimento fotografico del centro storico bolognese. Fin dagli albori della storia della fotografia, diversi fotografi, alcuni dei quali diventati in seguito maestri indiscussi in tale disciplina, si erano già cimentati nel documentare architetture e monumenti storici cittadini ma Paolo Monti, con questa committenza, affrontò l’indagine sulla città in un modo nuovo. L’utilizzo di una fotocamera di piccolo formato con la conseguente velocità ed economicità di utilizzo, la scelta di sgomberare dalle automobili e da una parte della segnaletica le vie del centro cittadino e la sua personale capacità di registrare il più organicamente possibile il centro storico, crearono un vero e proprio metodo, poi riproposto anche in altre città dell’Emilia e della Romagna.
In collaborazione con il Civico Archivio Fotografico di Milano e Fondazione BEIC
Immagine: Paolo Monti ©, negativo tratto dalla serie Via Castiglione, censimento del Centro Storico di Bologna, 1969, Civico Archivio Fotografico, proprietà Fondazione Beic, Milano.
POSTO FISSO
Nata in assonanza con lo spazio che la accoglie, un tempo sede dell’Automobile Club d’Italia e di alcuni uffici del comune di Reggio Emilia, la mostra riunisce una serie di riflessioni sul concetto di posto fisso.
Il tema del festival di Fotografia Europea 2016 La via Emilia. Strade, viaggi e confini è stato indagato a partire dalle suggestioni fornite dal luogo espositivo che, colmo delle tracce di un passato recente, oltre a contenere fisicamente i lavori, ne ha suggerito la prospettiva di lettura. Da questa premessa, ogni autore ha lavorato in modo autonomo, con il risultato di una mostra che vive di sguardi diversi e accostamenti inattesi.
Il tema del festival di Fotografia Europea 2016 La via Emilia. Strade, viaggi e confini è stato indagato a partire dalle suggestioni fornite dal luogo espositivo che, colmo delle tracce di un passato recente, oltre a contenere fisicamente i lavori, ne ha suggerito la prospettiva di lettura. Da questa premessa, ogni autore ha lavorato in modo autonomo, con il risultato di una mostra che vive di sguardi diversi e accostamenti inattesi.