MILANO. Da 15 anni Davide Monteleone lavora in Russia e la racconta. Questa volta si è spinto ai confini di quello che una volta era l’Impero, alla ricerca della sua memoria storica, di tracce interne di colonizzazione e, ancora una volta, di storie di persone e luoghi da raccontare.
Della magnificenza del passato, come per il più famoso degli imperi, quello di Roma, qui ne ritroviamo una traccia nella gloria del presente e nella vastità del territorio che, allo stesso tempo, rivelano il riflesso di qualcosa di più articolato e sfuggente. Le immagini dell’autore ci riconsegnano tutta la complessità della moltitudine di popoli e culture che la abitano, delle dinamiche sociali intricate, dei cambiamenti che si sono susseguiti incessantemente nei secoli: le conquiste, i soggiogamenti, le ideologie. C’era una volta l’Unione Sovietica, che la cronaca storiografica racconta essersi estinta con un colpo di spugna immediato.
Ma sono davvero così repentini, i cambiamenti? L’autore ha indagato, studiato e sperimentato linguaggi, cercando nel passato le ragioni del presente per poterle fissare e spiegare anche al futuro. Per sua stessa ammissione Davide Monteleone, dopo 15 anni di esperienza in questo paese, non riesce ancora ad abbracciare un concetto univoco di Russia. Il lungo confrontarsi con la sua realtà ha generato molti più dubbi che certezze relativamente alla sua rappresentazione, dubbi dovuti in particolar modo alla difficoltà di confrontarsi con le certezze e i giudizi netti che invece appaiono ogni giorno nei media.
La Russia si è rivelata multiforme, sfaccettata, destrutturata, per questo per descriverla non può esistere nè un unico filone narrativo nè potrà mai essere sufficiente un singolo e lungo racconto.
Questa mostra non è il risultato di un progetto giunto alla sua conclusione, ma un punto su un percorso tutt’ora da esperire. E’ un’ammissione pubblica della difficoltà a raccogliere i fili del discorso nonostante i 15 anni di esperienza. Un corto circuito delle certezze dovuto alla difficoltà ad abbracciare un concetto univoco di Russia e a confrontarsi con le certezze e i giudizi netti che invece appaiono ogni giorno nei media.
I dubbi, invece, sono più simili al paese stesso così come appare, al suo Permixtio, e al difficile equilibrio tra individuo e potere.
Davide Monteleone (1974) è un artista e un fotogiornalista che lavora a progetti indipendenti di lungo termine utilizzando fotografia, video e testo. Si dedica allo studio di tematiche sociali, esplorando principalmente la relazione tra potere e individui. Noto per il suo interesse specifico e per gli approfondimenti sui paesi post-sovietici, ha pubblicato quattro libri su questa tematica: Dusha, Anima russa (2007), La Linea Inesistente (2009), Red Cardo (2012) e Spasibo (2013). I suoi progetti lo hanno portato a ricevere numerosi riconoscimenti tra cui diversi World Press Photo, e importanti grant tra cui Aftermath Grant, European Publishers Award ed il premio Carmignac Photojournalism Award. Collabora e pubblica regolarmente su testate nazionali ed internazionali, ed i suoi progetti sono stati esposti come installazioni, mostre e proiezioni in festival e gallerie in tutto il mondo, tra cui il Nobel Peace Center di Oslo, Saatchi Gallery di Londra, MEP di Parigi e Palazzo delle Esposizioni di Roma.
Imperium et Permixtio
Dove: Officine Fotografiche Milano, via Friuli 58/60 (ingresso da via Privata Rezia), Milano
Quando: dal 10 marzo al 9 aprile 2017
Orari: lunedì – venerdì ore 14.00 – 20.00. Sabato e domenica chiuso.
Ingresso: gratuito