Ultimo domicilio è la mostra con fotografie di Lorenzo Castore in mostra a Roma, alla Galleria del Cembalo. Una riflessione sull’esistenza e l’esistito, sinonimi visivi del concetto di passaggio, attraverso dodici opere di grande formato, ognuna delle quali dedicata ad una abitazione.
Le case raccontano dei propri abitanti anche quando questi smettono di occuparle. “I quadri alle pareti, le fotografie, gli oggetti sul comò e i libri nella biblioteca, in risonanza tra loro, riflettono i desideri e le aspirazioni, gli affetti e i ricordi” scrive Laura Serani a proposito de La petite recherche di Castore, che si insinua negli angoli più remoti del luogo privato per eccellenza.
Per circa nove anni Lorenzo Castore ha lavorato in case silenziose, quelle in cui la vita “sembra come evaporata”. Afferma l’autore: “Ho conosciuto queste case per varie ragioni. Sono case dove ho vissuto e che sono state abbandonate, case che ho visitato, le mie case o quelle di qualcun altro. Dicono tutte di qualcosa che ho cercato in anni di girovagare”.
Castore ha lavorato tra Torino, Firenze, Casarola, Sarajevo, Cracovia, New York, inseguendo il desiderio di rinvenire le tracce di vite vissute intensamente. Come quelle di Giacomo e Maria, nonni dell’autore, protagonisti di “una normale storia italiana”, presenti negli oggetti della loro casa di Via Masaccio a Firenze, liberata un mese dopo la scomparsa della donna.
Analogamente, il domicilio di Casarola narra della famiglia Bertolucci. A questo luogo, che Attilio stesso descriveva come “staccato non solo dalla pianura ma dal mondo”, i Bertolucci resteranno legati anche dopo il loro trasferimento nella capitale nel 1951. Ed è attraverso il film corto Casarola (8 minuti) girato nel corso del tempo, dentro e intorno alla casa di famiglia di Bertolucci, che Castore descrive – grazie a materiale di repertorio e girato attuale – il luogo fonte d’ispirazione per Attilio e per i suoi figli Bernardo e Giuseppe. Un luogo incontaminato di affetti e immaginazione.
In questo caso, oltre alle fotografie sapientemente acquerellate, anche la proiezione del film ci racconterà il rapporto con l’origine e la figura paterna, una fuga dalla realtà tra la memoria personale e il tempo presente in una rarefatta atmosfera dove il ricordo si mischia al sogno.
E ancora, attraversato l’oceano, Ultimo domicilio conduce a Brooklyn, nell’appartamento che è stato di Adam Grossman Cohen, filmmaker, figlio del fotografo Sid. Di suo padre, Adam perpetua la tensione verso una bellezza pura e metafisica e la casa di New York, dismessa nel 2010, è la tangibile testimonianza del suo tumulto interiore.
Castore ci racconta di New York, ma anche di Sarajevo e Mostar, di Fontenay-Mauvoisin, di Roma, Milano, Finale Ligure e di Cracovia, casa sua per sei anni, luogo di libertà e di sperimentazione, “un vero inizio” per il consolidamento delle proprie ricerche personali. Ritrae case che sono al contempo esperienze e parla di esperienze, che divengono case, che ognuno si porta dentro. Accompagna la mostra anche il volume “Ultimo domicilio” a cura di Laura Serani (L’Artiere. Bologna, 2016).
Ultimo domicilioDove: Galleria del Cembalo, Largo della Fontanella di Borghese 19, RomaQuando: dall’8 febbraio al 31 marzo 2018Orari: dal mercoledì al venerdì, dalle 15.30 alle 19; sabato dalle 11 alle 19.