In occasione del mese dedicato alla donna, Magazzini Fotografici Napoli presenta per il secondo anno consecutivo, Who knows what’s going on in the ladies parlour! collettiva di sette talentuose autrici, che inaugurerà per la festa delle donne, l’8 marzo.
In mostra progetti molto diversi tra loro per esplorare e conoscere più da vicino il rigoglioso mondo della fotografia al femminile.
Un salotto dove curiosare e sbirciare, per scoprire le personali esperienze e gli interessanti punti di vista delle fotografe.
Tra ricordi d’infanzia e fobie
Tra le visioni c’è quella di un ricordo d’infanzia, rivissuto da una ormai adulta Chiara Bruni che con il progetto Mannequins riscopre e racconta la sua personale esperienza con l’automatonofobia, la paura di tutto ciò che riproduce falsamente un essere vivente.
La fobia infantile dalla fotografa nasce da una “famiglia” di manichini conservata per anni al secondo inabitato piano della sua casa d’infanzia. Quegli oggetti inanimati ma troppo simili agli essere umani, generano in lei un inconscio ed eterogeneo vortice di sensazioni dove terrore, curiosità e mistero diventano emozioni tanto intense da lasciare una traccia indelebile nella memoria di quella bambina.
A distanza di anni, la più consapevole e adulta giovane donna affronta le sue paure dedicando a quella famiglia di manichini il suo progetto fotografico.
L’inquinamento
Con la serie Morti a Galla, Eleonora Cerri Pecorella affronta la sempre attuale problematica ambientale. Protagonisti dei suoi still life sono i rifiuti raccolti dalla spiaggia, non soggetti a decomposizione. Tolti dal loro contesto e portati da soli sotto la luce, questi oggetti fanno riflettere sulla pessima condizione dell’inquinamento marino.
I morti a galla di Eleonora Cerri Pecorella sono zombie moderni che minacciano il futuro del pianeta inconsapevolmente. Dei pezzi, soprattutto di plastica e metallo, che sopravviveranno alla caducità del tempo: oggetti inanimati con il dono dell’eternità.
Ricominciare dopo il lutto
Martina Elizabeth Di Carlo con il progetto Hiroshima Mon Amour propone allo spettatore una riflessione sulla vita dopo la perdita. Il nome del progetto ci riporta immediatamente alla tragica sorte di Hiroshima, città che seppur ricostruita dopo il bombardamento, porterà per sempre l’imponente peso della sua storia.
Gli spazi vuoti nelle sue fotografie sono per l’appunto metafora di un senso di pienezza temporaneo e rappresentano, allo stesso tempo, la paura di lasciar andare via il passato e i ricordi, per quanto possano essere difficili da trascinare.
Migrazioni e la nascita di Napoli
Il trittico Metamorfosi di Barbara Fiorillo illustra il processo di trasformazione che ha portato alla nascita della città di Napoli. Estrapolato dalla serie Parthenope il lavoro autobiografico esprime la continua ricerca delle radici della fotografa, legata profondamente alla sua città natale.
Nelle sue foto si rivive il mito della genesi di Parthenope che per amore trasformò il suo corpo di sirena in quello di una donna, per arrivare infine alla creazione di Napoli.
Linia di Giulia Haraidon è una serie autobiografica che descrive le difficoltà e gli effetti collaterali delle migrazioni. La fotografa, di origine rumena, racconta la complicata storia di famiglia che vede lo spostamento delle sue radici dalla Romania all’Italia.
Linia, la parola rumena per dire linea, è metaforicamente la contorta linea della vita delle persone coinvolte ma è anche il filo che le unisce oltre le distanze: un collegamento emotivo che viaggia nel tempo e nello spazio pur di mantenere viva la connessione tra due punti lontani.
Tra ricordi e quotidianità
Anche il progetto Souvenir di Claudia Luongo rappresenta una riflessione sull’importanza dei ricordi. I suoi souvenir sono racconti di momenti, oggetti e sensazioni impressi nella memoria: le pieghe di un vestito, una strada conosciuta e mai più rivista, uno sguardo, una calligrafia. Le foto souvenir dell’autrice sono prova che quel che ricordiamo è realmente esistito e che ad ogni oggetto conservato nella memoria corrisponde il ricordo di qualcosa di più profondo ed intenso.
Con i colori dell’estate Chiara Francesca Rizzuti dipinge lo scorrere ovattato del tempo nelle vacanze trascorse lontano dal mare nella pianura padana. Il progetto Non avevamo null’altro da fare, tratto dalla raccolta Giorni Sospesi, mette in evidenza la leggerezza e la semplicità di quelle scene di vita quotidiana, dove la routine viene spezzata dalla sospensione delle attività svolte durante l’anno.
Who knows what’s going on in the ladies parlour! | |
Dove | Magazzini Fotografici via San Giovanni in Porta, 32 Napoli |
Quando | 8 marzo / 28 aprile 2019 |
Orari | dal mercoledì al sabato dalle 11.00 alle 19.00 domenica dalle 11.00 alle 14.30 |
Info | www.magazzinifotografici.it |