Si intitola Silver Lake Drive la mostra dell’artista autodidatta Alex Prager in mostra al Foam di Amsterdam fino al 4 settembre.
Esposti alcuni dei suoi lavori, di grande formato e colori intensi, di un progetto lungo dieci anni di ricerche fotografiche e cinematografiche.
Le sue fotografie possono essere viste come “narrazioni a cornice singola“, senza una narrazione lineare, ognuna delle quali racconta un’irrealtà bizzarra e perpetua.
Nel 2012, l’artista americana Alex Prager (1979, Los Angeles) ha vinto il Foam Paul Huf Award per la sua serie Compulsion. Sette anni dopo, Prager torna a Foam con una mostra intitolata Silver Lake Drive, in cui unisce dieci anni delle sue opere fotografiche e cinematografiche.
Il lavoro di Prager è cinematografico e lui trae ispirazione da ciò che lo circonda: esperienze personali, fotografia di strada, cultura pop e film. Utilizza una serie di elementi di stile che ricordano i generi cinematografici primari come il film noir, il thriller, il melodramma e la narrativa poliziesca.
Attraverso l’uso di colori saturi e immagini familiari, Prager è in grado di creare il suo mondo unico in cui esplora argomenti più scuri in un modo seducente e inquietante.
Il lavoro di Prager è radicato nella tradizione fotografica di William Eggleston, Diane Arbus e Cindy Sherman, ognuno dei quali ha padroneggiato l’arte di congelare l’indeterminabile momento quotidiano.
Ma lui si ispira anche alla sua città natale, Los Angeles, che si ritrova come sfondo in alcune delle sue serie – come Polyester (2007), Week-end (2010) e Compulsion (2012). Anche se le immagini sembrano catturare momenti fugaci, sono precedute da un laborioso processo di produzione.
Simile storia anche per i suoi film, dove Prager disegna un quadro di una storia senza fine prima di consentire allo spettatore di completare la narrazione.