Una nuova mostra fotografica da non perdere al Jeu de Paume di Parigi. Le fotografie di Sally Mann saranno infatti in mostra qui, fino al 22 settembre.
In mostra la sua ricerca, un’esplorazione fotografica nei suoi luoghi d’origine, nel Sud degli Stati Uniti, che mostra come i legami, la memoria, il desiderio, la morte, si intersecano tra loro, il tutto tra l’indifferenza sovrana della natura alle attività umane.
Tra indagine e sperimentazione
Per oltre quarant’anni, la fotografa realizza fotografie sperimentali, elegiache e straordinariamente belle, esplorando i temi fondamentali dell’esistenza.
Nata nello stato della Virginia, ha lavorato a lungo sul significato una vita nel Sud, sull’essere identificati con questa terra legata a storie di razzismo, sull’identità e la religione.
La mostra esamina come il rapporto del fotografo con questo territorio abbia modellato il suo lavoro e come l’eredità degli Stati Uniti del Sud continui a esercitare la sua influenza sull’identità americana.
La mostra in 5 sezioni. Si parte dalla famiglia
La mostra, ‘A Thousand Crossings‘ si ispira a una frase del poeta scozzese John Glenday che evoca il profondo attaccamento di Sally Mann alla sua regione meridionale, nonostante le sue complessità.
Esposte foto note ma anche totalmente inedite suddivise in 5 differenti sezioni che esplorano il territorio, dal legame con la famiglia alle radici. Si parte dalla sezione della famiglia con le foto dei figli, immortalati nella loro quotidianità – senza troppi sentimentalismi – mostrando così un ritratto veritiero associato alla loro età, tra bellezza e tenerezza ma anche rabbia, vergogna, perplessità, contrapponendo un attaccamento alla famiglia a un desiderio di indipendenza.
Molte di queste sue fotografie sono il risultato di un’attenta preparazione e di un’esecuzione rigorosamente controllata. Lo fa lavorando a stretto contatto con i suoi figli, a volte chiedendo loro di posare, prendendo ispirazione dai loro atteggiamenti spontanei. Il risultato? Foto che mescolano reale e immaginario.
Il paesaggio
All’inizio degli anni ’90, Sally Mann smise gradualmente di fotografare la sua famiglia per concentrarsi sul paesaggio circostante. Ha quindi iniziato a fotografare le colline, i ruscelli e le foreste che si trovano vicino a casa sua, creando immagini che emanano un profondo senso di familiarità, frutto di anni di osservazione ponderata.
Più tardi nel decennio, si avventura ancora più a sud, in Georgia, Louisiana e Mississippi: cercando di mostrare come la terra trattiene le cicatrici del passato.
Le sue fotografie si riferiscono spesso alla storia della nazione americana, fatta di guerre, di morte, sofferenza e ingiustizia.
La storia, tra guerre e razzismo
Considerando l’impatto della storia sulla sua terra natale, Sally Mann si chiese: “La terra questa guerra se la ricorda? Questi campi sono testimoni di una carneficina? Con che voce parlerebbero?“. Dal 2000 al 2003, nel tentativo di rispondere a queste domande, ha fotografato, tra gli altri, i campi di battaglia di Antietam, Cold Harbor, Fredericksburg, Manassas e the Wilderness creando i suoi negativi usando il processo del collodio umido, molto popolare nel diciannovesimo secolo.
Tuttavia, a differenza dei suoi predecessori, ne lascia i difetti, i graffi, le crepe e altre imperfezioni dovute dalla manipolazione del collodio, aggiungendo così alle sue immagini una risonanza metaforica.
Oltre alla guerra, all’inizio degli anni 2000, Mann iniziò una riflessione introspettiva e lavorò per esaminare come la questione razziale. E lo fa realizzando quattro serie di fotografie. Due, più fisiche e spirituali: foto di fiumi e paludi, che servivano agli schiavi come potenziali vie di fuga verso la libertà; chiese, che offrivano la promessa di un cammino spirituale verso la liberazione. Altre due serie, invece, rappresentano gli stessi afroamericani.
L’ultima serie
Cosa è rimasto? E’ questo il titolo dell’ultima serie. La morte ha plasmato diverse serie di fotografie realizzate nel primo decennio degli anni 2000, meditazioni sulla condizione dei mortali, della vecchiaia, della fragilità della vita e della famiglia.
Queste immagini riflettono la convinzione di Sally Mann che si può apprezzare appieno la vita solo guardando la morte in faccia.
Si concentra anche su suo marito, Larry, che ha una forma tardiva di distrofia muscolare, iniziando a cogliere i cambiamenti nel suo aspetto fisico in una serie intitolata Proud Flesh.
Tutte queste opere evocano l’instabilità della memoria, la vulnerabilità del corpo, le devastazioni del tempo e il divario indicibile scavato tra materia e spirito.