In occasione del quinto anniversario del sisma che colpì l’Italia centrale nell’agosto 2016, nei comuni di Amatrice e Accumoli si può vedere una mostra fotografica diffusa.
Fino al 5 settembre, infatti, grazie all’esposizione “Di semi e di pietre. Viaggio nella rinascita di un territorio”, si ha un’occasione importante per non dimenticare e guardare al futuro.
TerraProject: testimoni della ricostruzione
Dall’agosto del 2016 il collettivo di fotografi TerraProject ha attraversato i luoghi del terremoto. Michele Borzoni, Simone Donati, Pietro Paolini e Rocco Rorandelli si sono mossi da Amatrice ad Accumoli nel Lazio, fino ai comuni delle Marche e le frazioni circostanti. Il tutto seguendo e documentando ogni fase di un percorso difficile e coraggioso di ritorno alla vita.
Il progetto è iniziato da una committenza fotografica del quotidiano La Repubblica. Si è partiti con un servizio fotografico al mese, per un anno. L’’obiettivo, però, era non limitarsi a fissare gli attimi dopo la tragedia ma con l’intenzione di “rimanere”. E il tempo di rimanere è diventato 5 anni di lavoro, oltre 5 mila scatti, un archivio fotografico, una memoria storica, una mostra.
Un tempo di ricerca lungo che ha permesso di osservare con attenzione le storie delle persone sul territorio, una narrazione lontana dal clamore dei primi giorni e vicina a chi ha scelto di resistere.
I fotografi di TerraProject sono stati testimoni di un tempo ciclico attraverso le stagioni, i tempi dell’agricoltura, gli anni scolastici e la vita quotidiana. La presenza costante ha permesso di proseguire la documentazione in maniera indipendente. In questo modo si è riusciti a raccogliere tutti quegli attimi, nei mesi e negli anni, che si chiamano “ricostruzione”. Il tutto fino ad arrivare a oggi, anniversario del sisma e momento scelto per condividere con il pubblico e gli abitanti il lavoro svolto, insieme.
Pietre e semi: memoria e ricostruzione
Il collettivo TerraProject negli anni ha documentato le conseguenze dei tanti sismi che hanno colpito il nostro paese negli ultimi 50 anni. Dal Friuli alla Sicilia, fino al terremoto dell’Aquila nel 2009. Un’Italia che fatica a ricordare la storia recente, dove gli errori delle ricostruzioni mancate e della difficile gestione del territorio sembrano ripetersi all’infinito.
La mostra “Di pietre e di semi. Viaggio nella rinascita di un territorio” racconta attraverso più di 120 fotografie un tempo pieno di pietre, ovvero quello delle macerie dei muri crollati ma anche delle rocce delle montagne eterne, sottofondo costante nella vita quotidiana. E pieno di semi, ovvero tutti coloro che hanno continuato a prendersi cura della propria terra: ragazze e ragazzi, donne e uomini, anziani e bambini.
Pietre e semi che insieme ricostruiscono una memoria, che deve rimanere indelebile, e allo stesso tempo orientano chi guarda avanti con una nuova speranza e un certo ottimismo.
La fotografia qui è usata come strumento per comprendere il presente in un tempo che scorre. Un tempo visto da vicino e che ci rende familiare il vissuto di chi è rimasto.
Dopo la documentazione, la mostra diffusa
Il progetto approfondisce le dimensioni sociali e ambientali, in particolare affronta le trasformazioni che sono intervenute nella comunità locale, a diversi livelli, collettivo, di gruppo, individuale, ma anche in relazione al territorio. Le ferite e le perdite nel corpo del paesaggio e delle abitazioni trovano riscatto nelle capacità umane della popolazione, nelle relazioni che fanno rete e sostengono.
Lo spettatore verrà condotto in un viaggio fatto di persone, case, container, ruspe, montagne, coltivazioni, bestiame, momenti, giorni, notti, sguardi.
Il percorso è composto da 7 tappe collocate in diversi punti di Amatrice e Accumoli. Nasce per spiegare il progetto di documentazione attraverso un allestimento, in spazi aperti, con installazioni site-specific pensato per essere vicino agli abitanti.
Rimettere le fotografie e le testimonianze là dove questa narrazione è stata raccolta, costruita e vissuta vuole essere un modo per proporre una restituzione democratica, gratuita e di partecipazione.
L’idea è quella di misurarsi con un pubblico-protagonista grazie anche alla concertazione con le amministrazioni locali, regionali e alla generosità dei cittadini che in questi anni hanno raccontato sé stessi e il loro vissuto.
Distanze che avvicinano
Le immagini non sono mai urlate, quello che vediamo è di fronte a noi ed è chiaro e lineare, non c’è nessuna retorica. Sembra di avere una equidistanza fisica, visiva e interiore indipendente dal soggetto della fotografia: paesaggi, persone e cose sono trattati allo stesso modo, equamente.
Un tratto distintivo dei fotografi TerraProject è quello di adottare una certa misura nell’atto fotografico. Le distanze con le quali si relazionano al territorio e agli abitanti sono distanze che avvicinano, restituendo la relazione autentica tra il soggetto e lo spazio.
Da qui la necessità di avere tempo, più tempo, di tornare sui luoghi, di rimanere. Le immagini ci dicono che l’incarico è stato svolto senza aver acquisito il diritto a raccontare qualcosa, bensì rispettando un invito ricevuto.
I temi della mostra diffusa
Tra i temi nella mostra ci sono gli attimi subito dopo il sisma, il lavoro di ricostruzione, i tempi della terra. E poi i volti delle persone, i paesaggi feriti, le attese, la scuola e i ragazzi. Infine, le condizioni abitative, l’emergenza diffusa, le frazioni che costellano l’Appennino, le montagne.
Alle immagini si accompagnano i testi di Paolo G.Brera, Benedetta Perilli e Corrado Zunino, giornalisti di La Repubblica. Chora Media, invece, ha prodotto un podcast dedicato di Mario Calabresi.
La mostra è curata da Giulia Ticozzi. È realizzata in collaborazione con Regione Lazio e Lazio Crea e con il patrocinio dei comuni di Amatrice e di Accumoli.