In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il 25 novembre 2022, il Museo Novecento di Firenze rinnova il proprio impegno contro la discriminazione di genere attraverso il progetto ST. JAVELIN. Di cosa si tratta? Dell’ultima serie fotografica di Julia Krahn, artista multidisciplinare tedesca che invita le donne ucraine rifugiate a raccontarsi attraverso immagini e interviste.
S. Javelin: la storia dietro al progetto delle foto di Julia Krahn
Il progetto prende il nome da Saint Javelin, un’immagine nata e diffusa durante la guerra in Ucraina che raffigura la Madonna con in braccio un missile anticarro, lo javelin, simbolo della resistenza. La nuova iconografia di una madre armata ribalta quella di Maria che sostiene in braccio suo Figlio, richiamando alla mente la morte e la violenza più che la vita e l’amore.
Nel loggiato esterno del Museo Novecento saranno installate dieci bandiere con i ritratti di donne ucraine rifugiate, sorta di icone laiche che si impongono nello spazio con tutta la forza e la dignità del messaggio che veicolano, un messaggio di resistenza e di pace.
All’interno della serie fotografica è presente anche un autoritratto dell’artista, immortalata mentre stringe in mano la sua arma, la macchina fotografica, che invita le rifugiate a fare lo stesso, descrivendo le proprie armi di resistenza quotidiana, fatte per costruire e mai per distruggere.
“Non parlo della guerra, delle sue impossibili ragioni per esistere o di chi la sta tenendo accesa, ma delle persone che la subiscono. Indifferentemente da pensiero, posizione o status, sono fuggite per salvare i loro bambini e hanno lasciato indietro i loro mariti, Oltre alla propaganda esistono persone reali. Ognuno con la sua storia. Io accolgo in studio chi ha voglia di condividere la sua” dichiara Julia Krahn.
Die Taube, una seconda installazione al Museo del Novecento
Una seconda installazione è in mostra nel loggiato interno al primo piano del museo. Die Taube presenta otto fotografie stampate su carta per affissione (affiches) e riprodotte in grande formato.
L’artista torna sul tema sacro dell’Ultima Cena, cui si dedica fin dal 2010, e attraverso la metamorfosi di un piccione in colomba bianca, poi macchiata di un rosso intenso, ripercorre la pratica dei sacrifici antichi. Le immagini, grazie ad un immediato richiamo spirituale e al simbolismo cristiano, instaurano un vivo dialogo con il loggiato, in passato dedicato al ritiro e alla meditazione, e allo stesso tempo invocano, come le donne ucraine ritratte nelle vele al piano terra, un chiaro messaggio di speranza, di trasformazione e di passaggio verso una nuova convivenza.
Info: www.museonovecento.it