Manca poco al 6 settembre e allora, chi ha in mente un viaggio nella Grande Mela, può progettare una visita alla Grey Art Gallery.
Si terrà infatti a New York una mostra fotografica sul Neorealismo italiano dal titolo: ‘The New Image in Italy, 1932-1960′.
Qui, attraverso 180 scatti di 60 artisti italiani, verrà analizzato il ruolo della fotografia solitamente associato a rappresentazioni cinematografiche e letterarie.
L’esposizione, curata da Enrica Viganò e organizzata da Admira di Milano, è stata suddivisa in 5 capitoli. Lo scopo è quello di scoprire le origini e i diversi usi della fotografia come strumento di comunicazione, prima al servizio del fascismo e poi al servizio della democratizzazione.
L’epoca fascista
La mostra inizia dal periodo del realismo in epoca fascista, in cui il linguaggio fotografico era utilizzato per raggiungere il popolo analfabeta.
L’uso delle immagini per supportare la propaganda fascista consegnò agli italiani un nuovo mezzo di comunicazione di massa. Un sistema sfruttato dal regime attraverso l’Istituto Luce e usato da alcuni fotografi impegnati a documentare di nascosto la situazione di arretratezza in cui versava il paese.
Tra questi spiccano Luciano Morpurgo, Giacomo Pozzi-Bellini, Pasquale De Antonis.
Miseria e ricostruzione
Nella sezione Miseria e ricostruzione si scopre il periodo successivo la fine della seconda guerra mondiale che vedeva l’Italia in una condizione di profonda prostrazione economica. Un periodo di devastazione ma anche di rinascita.
Fotografi come Tullio Farabola, Aldo Beltrame, Giuseppe Bruno, Mario Carbone, Roberto Spampinato hanno raccolto i volti e gli scenari di una nazione liberata dalla dittatura.
Indagine etnografica
La sezione Indagine etnografica dimostra come la fotografia abbia svolto un ruolo essenziale nei tentativi di stabilire un’identità collettiva nell’Italia del dopoguerra.
In questo periodo il Paese è frammentato, con forti squilibri economici e sociali, ma vuole anche risollevarsi e affermarsi.
Sono i fotografi italiani tra cui Franco Pinna, Ando Gilardi, Renzo Chini, Nino Migliori, Enzo Sellerio, Arturo Zavattini e molti altri, a far conoscere l’Italia a se stessa, mostrandone le tante, diverse anime con una forza ed una efficacia che segnano la vetta più alta dell’intera esperienza neorealista.
È l’epoca d’oro delle campagne fotografiche di indagine sociale ed etnografica, dei grandi reportage da tutte le regioni d’Italia, della fotografia di strada che documenta la vita vera.
Fotogiornalismo e rotocalco
Nell’Italia del dopoguerra, la sempre più ampia diffusione della carta stampata che utilizza la tecnica del rotocalco permette di offrire al grande pubblico dei veri foto-racconti, con il ruolo del fotografo che diventa finalmente parte integrante della macchina editoriale.
L’uso del mezzo fotografico nei giornali è analizzato nel capitolo Fotogiornalismo e rotocalchi che si concentra sui lunghi reportage per le numerose testate che cavalcavano l’urgenza di conoscere quelle che Italo Calvino chiamava “quelle Italie, sconosciute le une alle altre”.
Professionisti come Carlo Cisventi, Mario Dondero, Federico Patellani, Caio Garrubba, Cacilia Mangini, Tino Petrelli, Lamberti Sorrentino, Fulvio Roiter, Marisa Rastellini, Antonio e Nicola Sansone e tanti altri, erano inviati a raccogliere testimonianze visive per un pubblico di lettori fedele e “affamato”.
Tra arte e documento
La mostra si chiude con la sezione Tra arte e documento che presenta le opere di quelli che allora erano ancora fotoamatori. Tra questi: Tranquillo Casiraghi, Pietro Donzelli, Paolo Monti, Mario Giacomelli, Mario Ingrosso, Ugo Zovetti, Nino De Pietro, Cesare Colombo, Alfredo Camisa, Mario Cattaneo, Stefano Robino, protagonisti della scena culturale dell’epoca.
Infatti, tra il 1943 e il 1960 si discusse molto sul valore creativo della fotografia e del suo futuro. Per alcuni il neorealismo rappresentava una rigida restrizione dell’espressione che soffocava il potenziale creativo del fotografo.
Altri ritenevano che se la fotografia non avesse mantenuto un legame con la vita reale e si fosse intrisa di un forte senso civico, avrebbe rischiato di diventare un esercizio formale. I dibattiti che ne scaturirono, gettarono le basi per il futuro della critica fotografica in Italia.
La mostra infine si arricchisce di pubblicazioni originali di rotocalchi, libri fotografici, cataloghi, poster, oltre che di spezzoni tratti da film alcuni di cui diretti da Vittorio De Sica, Roberto Rossellini e Luchino Visconti.
NEOREALISMO: THE NEW IMAGE IN ITALY, 1932-1960
Dove: New York (NY), Grey Art Gallery, New York University (100 Washington Square East)
Quando: 6 settembre-8 dicelbre 2018
Orari: martedì, giovedì e venerdì, 11.00 – 18.00; mercoledì, 11.00 – 20.00; sabato, 11.00 – 17.00. Chiuso domenica, lunedì e festività principali.
Ingresso: ingresso ad offerta libera (donazione suggerita: $ 5,00).
Info: greyartgallery.nyu.edu