Le foto di Luigi Ghirri, realizzate negli anni della collaborazione con l’azienda Marazzi, saranno in mostra a Parigi, all’Istituto Italiano di Cultura.
L’esposizione, a cura di Ilaria Campioli, rientra nel percorso “A Paris pendant Paris Photo” di Paris Photo 2021.
Luigi Ghirri a Parigi: la storia delle foto in mostra
Dopo la sua prima tappa al Palazzo Ducale di Sassuolo (Modena) ora la mostra arriva in Francia un nucleo di fotografie quasi completamente inedite. Scatti realizzati da Ghirri tra gli anni Settanta e Ottanta per l’azienda di ceramiche Marazzi, celebrando a livello internazionale uno dei più importanti maestri della fotografia italiana.
Tutto avviene nel raggio di pochi chilometri, nel cuore dell’Emilia, regione del Nord
Italia dalla forte vocazione industriale. Luigi Ghirri è nato a Scandiano in provincia di Reggio Emilia ma a tre anni si trasferisce a pochi chilometri di distanza, negli spazi del Collegio San Carlo di Sassuolo, nella frazione di Braida, un grande edificio neoclassico adattato ad abitazione per gli sfollati.
Dal Collegio, ogni mattina, la maggior parte delle donne e degli uomini prende la bici e va a lavorare nelle fabbriche di ceramica vicine. Una di queste era la Marazzi, fondata a Sassuolo nel 1935 da Filippo Marazzi.
In questo territorio tra Modena e Reggio Emilia, dove il fotografo fa sempre ritorno
e che vede la nascita di tanti dei suoi progetti seminali, Luigi Ghirri incontra Marazzi
per la prima volta. È il 1975 quando Ghirri varca le soglie dell’azienda: è in una fase di
crescita e sperimentazione che lo porterà nel 1979 alla prima grande mostra personale
a Parma.
Marazzi è un’azienda leader nel settore della ceramica grazie al brevetto della monocottura, ha aperto filiali in Francia e Spagna, fa disegnare le sue piastrelle da artisti e stilisti e di lì a poco inaugurerà un laboratorio di ricerca, il Crogiòlo, in cui artisti, designer, fotografi, architetti sono liberi di sperimentare.
Nasce un sodalizio unico, per durata, profondità e risultati, tra Ghirri e la Marazzi per
cui l’artista realizza – coinvolgendo anche John Batho, Cuchi White e Charles Traub –
un progetto di ricerca in cui la ceramica è letta liberamente come superficie e spazio mentale, possibilità infinita di composizione, luce e colore.
In dieci anni Ghirri realizza per Marazzi un importante corpus di opere, quasi del tutto
svincolate dai canoni dell’immagine pubblicitaria ed estremamente coerenti con la
ricerca artistica e visiva e i temi cari al fotografo in quegli anni: la superficie, l’oggetto
comune, il progetto, il paesaggio, la luce come genius loci.
Cosa si può vedere a Parigi
La mostra, che si snoda all’interno della sala degli specchi e della quadreria del piano
nobile della palazzina settecentesca che ospita l’Istituto, presenta una selezione di
ventiquattro fotografie tra quelle realizzate nell’ambito della collaborazione tra l’artista
e Marazzi, che da quasi quarant’anni sono conservate negli archivi dell’azienda.
Il percorso espositivo si apre nella sala degli specchi con fotografie in cui la ceramica
diventa griglia geometrica che definisce gli spazi attraverso miniature, cambi di
prospettive, piccole illusioni ottiche; accanto a queste immagini quelle dedicate
ad architetture ideali e frammenti di estetica classica che dialogano nuovamente
con griglie di piastrelle il cui effetto geometrico e straniante viene acuito dall’uso
degli specchi e dei riflessi, in una continua interrogazione della visione e le sue mille
declinazioni.
Nella sala successiva, la quadreria, dominano i colori, prima i toni del cotto – sfondo per la clessidra, la dama, l’uovo, il cactus – e poi le immagini in cui sono protagonisti gli strumenti dell’apprendimento infantile – il pallottoliere, le matite colorate, la lavagna – accanto a quelli del gioco (la palla) e dell’immaginazione (un arcobaleno sorretto dall’ombra di una mano).
La mostra rivela quanto Ghirri abbia utilizzato la ceramica per approfondire temi e riflessioni a lui cari in quegli anni, come la funzione stessa della fotografia, il suo essere strumento per interrogare il mondo, per comprendere la percezione collettiva e condivisa, per analizzare l’architettura, la rappresentazione del paesaggio, l’illusione.
Oltre al capitolo espositivo, il progetto Luigi Ghirri. Les années Marazzi 1975 – 1985 si articola anche in un prezioso volume omonimo – Luigi Ghirri. The Marazzi Years 1975-
1985 – non destinato alla vendita e in un sito di approfondimento – completamente dedicato a questa speciale produzione di Ghirri.
Il progetto espositivo, reso possibile grazie alla collaborazione tra Istituto Italiano
di Cultura, Archivio Luigi Ghirri e Marazzi Group, rappresenta un nuovo tassello
dell’importante operazione di valorizzazione che la Marazzi ha avviato grazie alla
condivisione di un’esperienza culturale unica, che arricchisce di nuovi elementi la
conoscenza dell’opera e della ricerca di un maestro assoluto della fotografia italiana,
amato in tutto il mondo.
Info: www.iicparigi.esteri.it