Fra ironia e sogno, b-movies e gioco. Si presenta così “The Afronauts” il progetto nato nel 2011 dalla necessità della fotografa spagnola Cristina De Middel di rimettersi in gioco dopo 10 anni da fotoreporter. <<Dopo così tanti anni di lavoro nel mondo del fotogiornalismo – dice la fotografa – ho avuto bisogno di sperimentare. Non credevo più solo nel valore documentario della foto per cui ho deciso di giocare con la realtà e la finzione,cercando di spingere il pubblico ad analizzare i modelli delle storie che consumiamo come reali>>.
Il progetto fotografico, raccolto in un libro, racconta la storia di Edward Makuka Nkoloso, un professore di scienze africano incaricato della presentazione di un programma spaziale che avrebbe mandato il primo africano sulla luna permettendo allo Zambia di mettersi al passo con gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica nella corsa allo spazio.
La storia è ambientata nel 1964 e solo qualche ottimista sostenne il progetto Nkoloso. Il finanziamento, infatti, non arrivò mai perché le Nazioni Unite si rifiutarono di dare il loro sostegno. A questo si unì il fatto che uno degli astronauti, una ragazza di sedici anni, rimase incinta e dovette abbandonare la missione. È così che questa iniziativa eroica si trasformò in un episodio esotico della storia africana, circondato da guerre, violenza, siccità e fame.
Una storia che ha dell’incredibile e che è affascinante al tempo stesso. Ma come è nato questo progetto ce lo racconta direttamente Cristina, invitata al Festival di Fotografia Europea (Reggio Emilia) durante gli incontri con gli artisti che si sono svolti durante le tre giornate inaugurali.
<<Ho trovato questa storia per caso su un sito – ha spiegato al pubblico – e ne ho visto subito le grandi potenzialità. La storia in sé aveva una potenza sufficiente per essere raccontata e quando ho iniziato a fare gli scatti, per dargli forza,ho aggiunto sempre più documenti creando anche dei disegni per mischiare reale e finzione>>.
Documenti e immagini che sono fatti convolare in un libro, oggi sold out. <<Ho pensato che il libro fosse lo strumento migliore per raccogliere tutto il mio lavoro perché si può scegliere l’ordine con cui consultarlo e approfondirlo>>. Nella pubblicazione scorrono veloci lettere, scatti semplici, come polaroid, disegni e poster dove il confine con la finzione è evidente ma anche molto piacevole.
Il progetto, poi, rimanda ai sogni. <<Tutti abbiamo bisogno di sognare, vivere senza sogni è impossibile. Il progetto dello Zambio ha molti punti in comune con quello della Nasa. Qualcosa di grande doveva essere fatto. Ma questi progetti non sono poi così lontani da noi: tutti guardando il cielo ci siamo chiesti cosa c’è al di là delle stelle. Di fronte alle origini ci rendiamo conto che siamo tutti uguali e che tutti abbiamo bisogno di sognare>>.
articolo di Francesco Gozzi