di Sabrina Ingrassia
“Appena viene aperto il portellone all’Aeroporto di Mumbai o Delhi ti entra un odore nelle narici che te lo porti fino a quando non torni in Italia. Quest’odore è indefinito: spezie, caldo, sporco, profumi…è l’odore dell’India.” Sono gli odori, i sapori e i rumori dell’India qualcosa che la fotografia non può restituire, a costituire misteriosamente. O perlomeno è proprio la memoria sensoriale (olfattiva e auditiva) che le immagini sono in grado di stimolare nel visitatore che almeno una volta in India c’è stato. In India sono ritornata più volte nel corso di dodici anni e le diciotto immagini a colori presentate sono il frutto di cinque lunghi viaggi e la selezione accurata da un archivio di più di 2000 fotografie. Consapevole del fatto che “non basterebbe una vita” per comprendere e rappresentare la complessità paesaggistica, religiosa, etnica e culturale del continente sub asiatico, ho scelto di lavorare per sintesi e per simboli, cercando una narrazione soggettiva, che a distanza di tempo, ricreasse una mitologia visiva personale legata alla memoria, alle emozioni e ai sentimenti che hanno accompagnato i miei “pellegrinaggi indiani”.
Sabrina Ingrassia lavora e vive a Firenze. Coltivando l’interesse per i viaggi, la curiosità per la gente e la ricerca della perfezione nelle linee architettoniche ha ottenuto, attraverso lo scatto, la fusione fra sè stessa e le migliaia di immagini che fanno da ponte con la realtà quotidiana. La sua ricerca personale è incentrata sulla street photography, la fotografia architettonica senza tralasciare il tema socio-ambientale ed antropologico. Membro del Deaphoto Staff, collabora come assistente alle attività didattiche, documentarie, espositive e di ricerca dell’associazione. Fa parte della redazione di Clic.hè, webmagazine di fotografia e realtà visuale edito da Deaphoto.