Il circo Apollo nasce nel 2007 e da allora gira l’Italia, e non solo, col nuovo socio Nando Orfei. Il suo famoso nome fregia le insegne all’ingresso, nonostante sia ormai slegato da quel passato in cui si identificava con il “domatore” di bestie feroci. Il circo Nando Orfei è oggi, infatti, uno dei pochi in Italia a portare al pubblico uno spettacolo di soli artisti, senza animali.
All’interno dello chapitò e alle spalle della pista le emozioni si avvicendano a ritmi dettati dal continuo movimento. Un movimento costituito dai luoghi che cambiano costantemente sotto le ruote delle roulotte, dai personaggi che si succedono portando storie da lontano o dai più giovani che imparano l’arte circense e propongono nuove tecniche artistiche da inserire nello spettacolo. Impegno, passione ed un forte senso di comunità, fanno da contrasto ad una vita ricca di difficoltà e compromessi indispensabili per un antichissimo e sempre più difficile mestiere.
Un mestiere fatto di studio, di collaborazione, dove il presentatore è ancora una figura chiave degli spettacoli e la sua uniforme è rimasta invariata nel tempo e che Marco Marucci racconta in tutte le sue fasi.
[quote_box_center]”E’ agosto quando raggiungo la compagnia a Lido di Classe, nel ravennate. Il mio ingresso nel circo è cauto e discreto, come farebbe uno sconosciuto che entra in casa di uno che ha lasciato la porta aperta. Mi guardo attorno e cerco di incrociare presto gli sguardi di qualcuno e con un sorriso strappare quell’implicito permesso di disturbare il loro luogo”.[/quote_box_center]
Nota subito Marco che lì, al circo, al suo arrivo è tutto silenzioso. Questo perché, spiega, “tutti dormono nelle roulotte, al riparo dal caldo, tutto il pomeriggio fino alle sette di sera. Il mattino serve agli operai per sbigliettare in spiaggia o per i lavori di pulizia e manutenzione, mentre gli artisti sudano dalle sette di sera, quando cominciano la preparazione dello spettacolo: si parte dal trucco (momento che porta via circa un’ora di tempo), fino al dopo spettacolo quando, a mezzanotte passata, per approfittare della temperatura più mite, sotto lo chapiteau ormai vuoto preparano i numeri del prossimo spettacolo“.
“Scopro presto che gli abitanti di questa piccola comunità si dividono nettamente in due categorie. Ci sono gli artisti, tutti o quasi italiani, molti imparentati tra di loro, buona paga, grandi roulotte. In numero identico agli artisti ci sono gli operai, molti rumeni, qualche indiano e un bulgaro, che si occupano di tutto ciò che non sia lo spettacolo sul palco: lavori spesso duri ma comunque ingranaggi indispensabili al buon funzionamento di questa antica macchina“.
“L’autorizzazione di Elvio, il titolare del Circo Apollo, non mi esime dal dovermi presentare a tutti quelli che incontro, che chiedono diffidenti chi io sia e perché abbia la macchina fotografica in mano. Ciò nonostante, non tardo a diventare amico di quasi tutti, a partire dagli operai, complice il fatto che loro non abbiano delle case spaziose come gli artisti, vivono maggiormente gli spazi comuni e sono più propensi a parlare, forse perché faccio tante domande e loro hanno tanta voglia di rispondere e raccontare le loro vite. Il primo è Nello, mi parla di come è arrivato in Italia, come molti da autista di camion, e ci è rimasto per poter spedire a casa, ogni mese i soldi che qui non sono tanti ma in Romania fanno la differenza”.
Tra gli artisti Marco impara il loro mestiere, le loro regole. “Gli artisti si dividono in poche numerose famiglie: sorelle, figli, cugine, cognati. Tutti figli d’arte: chi può vantare domatori di leoni, chi clown, chi grandi presentatori nell’albero genealogico. Solo Lenny rappresenta l’eccezione: madre professoressa di matematica e padre responsabile in una grande azienda, lui un diploma in ragioneria. Ma la strada che sceglie è differente, e lo porta all’interno del circo Apollo e lì a guadagnarsi la stima e la fiducia di Elvio, che gli affida non solo la responsabilità della contabilità della società, ma anche la direzione artistica degli spettacoli. Condividere i momenti della preparazione dello spettacolo con gli artisti nelle loro roulotte porta anche alcune risposte ai tanti interrogativi che mi ero posto sulla vita nomade che conducono, specialmente quando sono bambini. Come si organizzano con la scuola? E la residenza? E le amicizie? Non facile da capire per chi non vive in movimento: un movimento costituito dai luoghi che cambiano costantemente sotto le ruote delle roulotte, dai personaggi che si succedono portando storie sempre nuove o dai più giovani che imparano l’arte circense e propongono nuove tecniche artistiche da inserire nello spettacolo”.
“E’ Elvio che mi fa capire come sia difficile portare avanti questa antica arte e mantenerla un mestiere che possa anche sfamare le bocche di chi ci lavora. I tempi d’oro son finiti, dice, e bisogna far i conti con una cultura e un‘opinione pubblica sempre meno accogliente“.
Marco Marucci è nato nel 1982 e ha vissuto quasi 20 anni a Bari. Partendo dalla curiosità per questa terra e la voglia di ritrarla è nato l’interesse nella fotografia, all’età di 18 anni. Stimolato dalla ricerca sul territorio e dalle tematiche sociali (il ruolo della donna ed economie alternative) si è sempre impegnato in progetti personali e collettivi. Vive ora a Torino.