LONDRA. Dal 17 gennaio al 22 febbraio la galleria Ibid. di Albemarle Street a Londra ha ospitato Punks, mostra dei fotografi Karen Knorr e Olivier Richon. Gli scatti esposti sono tutte stampe originali del biennio 1976-1977, in cui i due autori si recavano in locali come il Roxy e il Global Village a immortalare la scena punk di Londra.
Questi scatti sono stati esposti per la prima volta nel 1978 alla The Photographers’ Gallery e successivamente inclusi nella retrospettiva Another London presso la Tate Britain nel 2012. Inoltre, nell’estate 2013 i due artisti hanno rivisitato l’archivio inedito della loro serie Punks e hanno collaborato con Gost books per la sua pubblicazione. La mostra si sviluppa lungo il perimetro della galleria e il susseguirsi degli scatti dà proprio l’impressione che ogni singola fotografia sia una testimonianza di cosa fosse veramente il movimento punk.
I due autori, in una sorta di dichiarazione di intenti, citano Émile Zola: “Non puoi affermare di aver visto veramente qualcosa finché non l’hai fotografato”; per questo motivo scelgono di immortalare i loro soggetti chiedendo loro di posare per la camera e non “rubando” gli scatti come dei reporter, senza che i soggetti immortalati se ne accorgano: nel primo caso la fotografia ferma il tempo in un ritratto, mentre nel secondo, quello della posa, lo scatto imbalsama il tempo, conservandolo e tramandandolo nel futuro in veste di testimonianza. I club diventano così sia il loro studio che la loro camera oscura. Questo approccio è dettato anche dal fatto che il movimento punk cambiava e si trasformava di continuo: alla coppia capitava spesso di ritrovare alcuni dei loro “protagonisti” completamente cambiati e trasformati dopo soli tre mesi dallo scatto.
Una delle cose che mi ha più colpito è come anche la collocazione espositiva rispecchi l’attitudine e la filosofia del movimento punk: apparentemente tutte le fotografie sembrano esposte in una sequenza priva di nessi logici, ma, osservando meglio, ci si accorge invece dei contrasti tra l’una e l’altra. L’esempio più evidente è la contraddizione che si crea accostando due scatti in particolare, che si trovano simmetricamente opposti l’uno all’altro: nella prima foto troviamo il particolare di un ritratto di Karl Marx applicato su una giacca; la seconda è il ritratto di due ragazze con delle svastiche disegnate sulla faccia.
Un altro aspetto che emerge prepotentemente è l’importanza che ha la figura della donna: gli anni Settanta sono gli anni della lotta per l’emancipazione femminile ed essere una punk poteva essere uno strumento di emancipazione. Da questi scatti emergono donne forti, androgine, ritratte anche in atteggiamenti saffici, proprio a sottolineare la forza del girl power di quegli anni.
Karen Knorr è nata in Germania nel 1954 ed è cresciuta a San Juan, Puerto Rico. Arrivata a Londra nel 1976 e laureata al Politecnico di Londra in Cinema e Arti fotografiche nel 1980, ha continuato gli studi con un Master alla Derby University. A Karen Knorr è stato assegnato un National Endowment of the Arts Award nel 1986 per la sua serie ‘Gentlemen’; nel 2010, con ‘India Song’ ha ricevuto il Premio Internazionale di Fotogrfia Pilar Citoler V. La sua fotografia sviluppa un dialogo critico e giocoso con la fotografia documentaria e utilizza diverse strategie visive e testuali per esplorare il suo oggetto. I sui lavori sono rappresentati da Eric Franck Fine Art (Londra), Photo & Co. (Torino), Galerie Filles du Calvaire (Francia), James Danziger (New York) e Tasveer Arte (Bangalore). Karen è anche docente di fotografia presso l’Università per le arti creative a Farnham, nel Surrey.
Olivier Richon è nato a Losanna nel 1956. Ha studiato presso il Polytechnic of Central London, dove si è laureato in Cinema e Arti Fotografiche e ha un Master in Filosofia. Nel 1991 ha ricevuto il Premio Camera Austria per la Fotografia Contemporanea. Le sue fotografie propongono una rilettura del genere natura morta e una riflessione sull’oggetto come segno. La fotocamera, comunemente, è una metafora per l’occhio; per Richon è anche una metafora per la bocca: un occhio divorante che assorbe il suo soggetto per trasformarlo in un’immagine. ‘Real Allegories’, una monografia del suo lavoro fotografico, è stata pubblicata da Steidl nel 2006. Attualmente Olivier è docente di fotografia al Royal College of Art.