MODENA. E’ un viaggio tra i luoghi sacri, dall’Egitto all’Asia. Un viaggio spirituale e introspettivo per capire e captare, immergersi e capire culture differenti ed entrare in sintonia con esse. Ci guida per mano Kenro Izu nella sua personale al Foro Boario di Modena -dove fino all’11 gennaio rimarrà in esposizione la mostra “I territori dello spirito”- per raccontarci il suo percorso nella fotografia di viaggio, spirituale, attraverso i luoghi dell’anima.
Un’esposizione con una selezione di immagini a cura di Filippo Maggia dove Kenro Izu esplora i più importanti luoghi sacri del mondo immortalandoli sulla pellicola. In mostra il suo punto di vista su alcuni dei più significativi monumenti: dalle piramidi d’Egitto alle antiche pietre di Stonehenge, dalla città di Angkor in Cambogia ai templi buddisti di India e Indonesia, dal deserto della Siria alle alte vette del Tibet.
Affascinano i suoi scatti, tendenti più all’ocra che al bianco e nero, in un gioco di contrasti e sfumature che amplificano il gioco di sguardi che ci permettono di attivare la sfera emozionale alla ricerca di pace, voglia di sapere cosa si nasconde dietro lo scatto, alla storia di quel monumento.
Nei suoi scatti, però, contrariamente a quanto ci si può aspettare non ci sono solo monumenti e luoghi sacri creati dall’uomo. In mostra, infatti, anche paesaggi -pur comunque ricchi di significato storico e spirituale per l’uomo- che contribuiscono a creare quel percorso alla ricerca di spiritualità e sacralità lungo cui Izu ci vuol condurre.
In questo senso, quindi, anche se materialmente negli scatti è pressoché totale la mancanza della figura umana (almeno in questa selezione modenese) l’uomo appare sempre, anche ai margini. Suoi infatti sono i manufatti, le credenze o le idee che si formano attorno ad un certo luogo.
Alla bellezza di questi scatti si aggiunge la raffinatezza della tecnica con cui Izu ha immortalato i suoi luoghi sacri. Izu, infatti, recupera stili e tecniche tipici della fotografia ottocentesca. Saldamente ancorato al procedimento analogico, con un’attenzione ancora artigianale per il dettaglio, Izu utilizza il più grande formato di fotocamera trasportabile. Una camera costruita sulle sue esigenze di fotografo e di viaggiatore che pesa all’incirca 90 kg ed è capace di produrre negativi 35x50cm che gli permette di realizzare le finissime stampe al platino che sono divenute negli anni la cifra stilistica dell’autore.
Una mostra da vedere, quindi, per chi -dalle mostre- è più incuriosito dalle fotografiche, per l’esperto ma anche per l’appassionato e che lascerà aperti molti interrogativi.