Reinterpretare e riflettere: queste sono le azioni chiave della decima edizione di Fotografia Europea di Reggio Emilia. A tal proposito, i chiostri di San Pietro, perla indiscussa del centro storico, sono teatro di due mostre imponenti, non tanto dal punto di vista estetico, quanto contenutistico.
Ersatz Lights di Olivo Barbieri ed il progetto dei fotoreporter dell’agenzia Noor sono profondamente differenti tra loro, ma il filo conduttore che lega queste due esposizioni appare ben delineato: indagare le violente dicotomie che contraddistinguono il rapporto tra uomo e natura.
Fotografo emiliano e viaggiatore instancabile, Olivo Barbieri lo conosciamo tutti: ma questa mostra ci permette di capire qualcosa in più, rifugiandoci in una completezza fotografica che sembra quasi una monografia epocale. Passeggiando tra i corridoi, non sfuggirà nessuna delle 198 fotografie protagoniste di questa mostra, allestita in modo minimalista ed efficace. Dalla provincia di Mantova alla periferia di Milano, dalla Parigi notturna agli enormi spazi delle metropoli cinesi: gli scatti, dai colori estremi e dalla forte messa a fuoco, narrano la storia e l’evoluzione dei sostituti della luce naturale.
Il titolo Ersatz Lights intende raccontare e analizzare tutto ciò che nel tempo l’uomo ha inventato per sostituire la luce del sole: surrogati artificiali che diventano elemento chiave delle immagini, favorendo la comprensione di aspetti talvolta inediti del reale. I vecchi lampioni delle strade della campagna emiliana e le luci stroboscopiche delle super strade di Singapore sono i nuovi testimoni della contemporaneità, osservatori silenziosi della caotica evoluzione del rapporto tra uomo e natura, e degli effetti rivoluzionari e allo stesso tempo devastanti che questa epoca ha prodotto.
Ma i surrogati artificiali hanno invaso tutto il pianeta, cambiando volto come mutanti incontrollabili: i fotoreporter dell’agenzia Noor, da ormai sei anni, viaggiano senza sosta a caccia di questi “mostri”, raggiungendoli in Russia e in Islanda, in Groenlandia e in America. Documentando gli effetti disastrosi dei cambiamenti climatici dovuti all’inquinamento, questi giovani fotografi hanno immortalato scene di devastazione e carestia di un impatto emotivo e visivo sconcertante.
Questo progetto fotografico ha un obiettivo chiaro: evidenziare l’urgenza di intervenire concretamente e rapidamente. Presentato per la prima volta nel dicembre 2009 a Copenaghen, in occasione della Conferenza sul Clima delle Nazioni Unite con il titolo “Consequences”, il progetto continua ad evolversi ed articolarsi in nuove sezioni. E la particolarità dell’operato di questi reporter sta nel fatto che, oltre ad un eccezionale lavoro di documentazione, si stiano impegnando anche in un insieme di progetti intitolato “Solutions”, che si pone l’ambizioso obiettivo di proporre ed illustrare soluzioni concrete per il miglioramento delle condizioni ambientali e climatiche del nostro pianeta.
Il pericoloso innalzamento del livello del mare che sta colpendo la costa orientale degli Stati Uniti, l’altissimo livello di inquinamento di alcune zone della Russia, tra cui Dzerzhinsk e Nikel e lo scioglimento dei ghiacciai in Groenlandia non scompariranno per magia chiudendo gli occhi, ma attraverso precise strategie che coniugano il ricorso alle energie rinnovabili e ad un generale riequilibrio tra innovazioni tecnologiche e scelte consapevoli di sostenibilità ambientale. Uomo e natura, uomo senza natura, natura senza uomo? E’ possibile vivere ignorando la natura? La risposta appare ovvia, ma la teoria non basta quando si tratta di dover effettivamente modificare un sistema. La domanda vera che l’uomo moderno dovrebbe porsi è un’altra: chi sono effettivamente i mutanti che stanno mettendo in pericolo il pianeta? Se noi non abbiamo il coraggio di rispondere non c’è problema: Olivo Barbieri e i fotoreporter di Noor ci hanno già risposto con le loro fotografie.