Proseguirà fino al prossimo 6 gennaio 2019 l’omaggio fotografico di Forlì a Paolo Monti. Quattro mostre ospitate nei musei di San Domenico per raccontare l’attività documentaria e fotografica del fotografo a 110 anni dalla sua nascita.
La mostra si apre al piano terra dei musei – edificio che ospita anche la mostra di Ferdinando Scianna, di cui qui puoi leggere il nostro report – e si espande per tutta la sala al pian terreno.
Bella l’illuminazione e gli allestimenti che raccontano, in quattro sezioni diverse, il suo percorso nella fotografia di censimento, di documentazione, anche nella stessa Forlì.
Ma vediamo meglio le quattro mostre dedicate a Paolo Monti.
Paolo Monti – Fotografie 1935 – 1982
Paolo Monti (1908-1982) si avvicina alla fotografia sin dagli anni Venti. Nel 1945 è a Venezia ove sarà tra i fondatori del Circolo fotografico “La Gondola”, artefice di un profondo rinnovamento del linguaggio fotografico italiano.
Dal 1953 abbandona la professione di dirigente d’industria per la fotografia e si trasferisce a Milano, città in straordinaria crescita economica e culturale. Qui ottiene importanti incarichi conferendo prestigio, con la sua autorevolezza, a un mestiere fino ad allora considerato socialmente inferiore. Affianca all’intensa attività professionale una significativa produzione sperimentale, in dialogo con le migliori tendenze artistiche del suo tempo.
La mostra presenta fotografie originali, datate tra 1935 e 1982, libri e materiali archivistici, ed è l’esito di un’indagine scientifica condotta sull’intero archivio di Paolo Monti. Lo studio ha consentito di mettere in luce il suo straordinario ruolo culturale apportando nuovi elementi di conoscenza e confermandolo come uno dei più importanti fotografi italiani del Novecento.
Paolo Monti e il censimento del centro storico di Forlì
Nel 1971 il Comune di Forlì incarica Paolo Monti di realizzare un censimento fotografico del centro storico della città. Un’opera che si collega ad altri censimenti da lui già compiuti in varie città dell’Emilia Romagna.
Le 1200 fotografie circa realizzate, ora conservate presso la Biblioteca Saffi, descrivono il centro storico all’inizio degli anni settanta, ne testimoniano il passato e le importanti stratificazioni.
Le fotografie di Monti hanno avuto un ruolo fondamentale nel processo di conoscenza e tutela del patrimonio culturale racchiuso nel centro storico, luogo prezioso che appartiene a tutti i cittadini.
E sono state infatti in più occasioni il punto di partenza per importanti interventi pubblici di valorizzazione e riqualificazione di alcuni edifici, come nel caso del San Domenico.
Le quattro sezioni della mostra mettono in evidenza quattro aree principali: il complesso del Convento di San Domenico, in quegli anni abbandonato; corso Garibaldi, la parte più antica della città; Borgo Schiavonia, sede dell’edilizia popolare; i dettagli e i particolari della città, un tema molto caro all’autore.
Paolo Monti dalle campagne di rilevamento al censimento delle vallate forlivesi
Dal 1968 Monti fu chiamato a Bologna per dare concreta visualizzazione a un progetto che la Soprintendenza ai Beni artistici e storici sperimentava in una inedita collaborazione fra istituzioni e discipline diverse per la tutela attiva del patrimonio culturale e del territorio.
Le campagne di rilevamento dell’Appennino bolognese misero a punto una metodologia di ricerca sul campo al servizio degli interventi conservativi e della pianificazione territoriale in vista del decentramento amministrativo regionale e comprensoriale.
Da questa esperienza nacquero i volumi di Andrea Emiliani: La conservazione come pubblico servizio (1971) e Una politica dei beni culturali (1974), che diedero origine all’Istituto regionale per i Beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia Romagna.
Il Piano del centro storico di Bologna e la stessa politica culturale della Regione, guidati in logica successione da Guido Fanti, hanno trovato un contributo di eccezionale sensibilità e tecnicamente perfetto nella fotografia di Paolo Monti, estesa poi a più centri storici e paesaggi fra i quali quelli forlivesi.
2018 Muri di Forlì letture fotografiche di Luca Massari
Questo lavoro di Luca Massari è, a una prima osservazione, un rispettoso omaggio a Paolo Monti, attento osservatore dei muri come luoghi del manifestarsi della cultura e del tempo.
I muri infatti sono la città, le loro superfici rappresentano la sua complessità e definiscono gli spazi e il ritmo stesso del racconto urbano.
Luca Massari, animato dal desiderio di rileggere i muri della Forlì contemporanea, non si è però limitato a un re-make, non ha realizzato quelle che si definiscono “ri-fotografie” tornando sugli stessi muri che il maestro fotografò nel 1971, ma ha costruito un progetto diverso e personale.
Ha dunque lavorato sul tema del tempo creando un percorso immaginario nella città, secondo una linea del tempo che parte dal Medioevo e giunge ai giorni nostri, lungo la quale ha disposto le immagini dei muri forlivesi in rigoroso ordine cronologico. Un ordine impossibile e diverso che non percepiamo nella realtà fisica della città quando la percorriamo.
La lunga striscia di fotografie di muri installate sulle pareti in sequenza lineare ci mostra allora, in un certo senso, una città che non c’è, una città che l’autore ha costruito per noi che guardiamo.