Se vi state chiedendo com’è la mostra di Ferdinando Scianna a Forlì e se vale la pena mettersi in viaggio per andare a vederla allora leggete la nostra recensione.
Noi di The Mammoth’s Reflex l’abbiamo visitata e l’abbiamo trovata davvero affascinante, sia nelle immagini che negli allestimenti.
Diverse forme di fotografia
Dalla profonda Sicilia, negli anni ’60, Ferdinando Scianna ha cominciato a documentare la realtà attraverso la fotografia per cercare una forma, un disegno nel caos della vita. Attraverso feste popolari, religione, costumi, ha iniziato il suo percorso fotografico che lo ha spinto, nel corso degli anni, ad esplorare diverse forme della fotografia.
Un percorso che è possibile ripercorre all’interno della mostra a lui dedicata ai musei San Domenico di Forlì, è possibile immergersi in oltre 200 scatti che hanno scandito l’esperienza del fotografo, in bianco e nero e a colori.
Dalla Sicilia ai viaggi intorno al mondo
Una volta entrati al museo, la prima grande sala ospita proprio le foto in bianco e nero da cui Scianna è partito, i primi documenti che ha raccolto di una Sicilia degli anni Sessanta, ancorata alle tradizioni, alla vita che sembra fuori dal tempo, alle sue feste popolari, volti ed espressioni di una terra arretrata che con timidezza guarda al futuro, quasi non volendolo accettare, anzi cercando di non perdere mai la propria identità.
Proseguendo poi nelle sale del museo, il lavoro del fotografo si espande ed appaiono gli scatti effettuati lungo i suoi viaggi, a New York negli anni ’80 e poi ancora nelle Ande boliviane ed in altre zone, esplorate sempre con un occhio da reporter ispirandosi al suo maestro Cartier-Bresson e cercando di diventare un testimone invisibile. L’attualità, la guerra, il viaggio le tradizioni religiose popolari, sono tutti i temi cari a Scianna e che durante la mostra vengono toccati.
Ritratti e moda
Si arriva poi ad un corridoio, sul cui lato sinistro è presente una selezione di ritratti fatti dal fotografo a personaggi importanti, soprattutto degli anni settanta ed ottanta, tra cui spiccano i volti noti di Leonardo Sciascia, Henri Cartier-Bresson, Jorge Louis Borges.
Alla fine del corridoio, uno schermo ospita poi un’interessante intervista/documentario in cui Ferdinando si racconta in modo diretto e sincero, che si può ascoltare e guardare comodamente seduti sulle panchine.
Quando la mostra sembra volgere al termine, ecco che si salgono alcuni gradini che portano ad un ampio soppalco sui cui muri ben illuminati è presente una selezione di nuove immagini corredatada altre fotografie di grande formato al centro del percorso.
Il tutto è ben illuminato e sistemato adeguatamente in modo da essere osservato con calma e senza quell’urgenza di “buttare tutto davanti agli occhi del visitatore” che a volte, purtroppo, porta un po’ di confusione.
Terminato il soppalco, si scende qualche gradino e si approda nell’ultima sala, le cui pareti sono scure, eleganti, adatte per ospitare le foto di grandi dimensioni che riguardano un altro aspetto della fotografia del maestro siciliano: la moda.
Impossibile non riconoscere alcune delle più iconiche foto pubblicitare apparse su magazines e che hanno portato Scianna a collaborare con Dolce &Gabbana ed immortalare la top model Marpessa Hennink.
Si esce assolutamente soddisfatti da questa mostra, consapevoli di avere fatto un viaggio nella vita del fotografo, un viaggio raccolto in 50 anni della sua prolifica e variegata attività, equamente divisa tra la memoria, il racconto, ossessioni, il viaggio, ritratti e miti.