C’è tutta l’Africa di Salgado. E allo Spazio Gerra e a Binario 49, le due sedi reggiane in cui trova allestimento ‘Africa‘, si inizia a viaggiare.
E’ una mostra che fa riflettere e che persiste nella mente, con i suoi bianchi e neri penetranti, che trascina gli occhi dei visitatori in un viaggio cronologico – lo stesso fatto da Salgado – attraverso il Continente; per capire, tramite le immagini, la situazione di un Paese e del suo popolo.
[ngg src=”galleries” ids=”130″ display=”basic_thumbnail”]Quello di ‘Africa’ è un viaggio tra le persone e i luoghi, tra cultura, lavoro e apocalissi umanitarie. Tra paesaggi e cieli grandiosi e meravigliosi ma anche tra paesaggi devastati.
Un viaggio che si divide a metà, in due sedi. Al Binario 49, di via Turri 49, spazio poelidrico in cui le fotografie di Salgado si fanno spazio al piano sotterraneo.
Uno scantinato spartano, minimal, in cui sono le foto, in tutta la loro maestosità, a spiccare tra le pareti bianche, fresche di lavori appena fatti, alternate alle casse di legno con cui sono state trasportate fino a Reggio Emilia, le preziose fotografie.
[ngg src=”galleries” ids=”131″ display=”basic_thumbnail”]Sono le foto a parlare: i ritratti della gente; i primi piani; i paesaggi; gli animali.
Tutti lavori realizzati nei viaggi e nelle esplorazioni tra il 1974 e il 2005 nel sud del continente tra Mozambico, Malawi, Angola, Zimbabwe, Sud Africa, Ruanda, Uganda, Congo, Zaire e Namibia.
Allo Spazio Gerra, poi, in centro città, la mostra si apre ai reportage realizzati dal 1973 al 2006 nelle regioni dei Grandi laghi tra Repubblica democratica del Congo, Burundi, Tanzania, Zaire, Kenya Ruanda e nelle regioni sub-sahariane Mali, Sudan, Somalia, Chad, Mauritania, Senegal, Etiopia.
Ancora una volta, sono le fotografie – i ritratti, i paesaggi, gli animali, le situazioni- a farla da padrone in tutti e tre i piani del palazzo di vetro che si affaccia su Piazza XXV Aprile.
50 fotografie in tutto, qui: le altre 50 erano in via Turri.
Foto di documentazione, di reportage di una terra tanto magica quanto misteriosa. Foto belissime, da lasciare senza fiato.
Nate non solo per riprendere la natura nel suo stato più puro e intatto ma anche per documentare e far riflettere sulla vita delle popolazioni povere ed emarginate, nei luoghi più remoti del Pianeta.
Con le sue foto Salgado fa toccare con mano gli effetti prodotti da guerre, carestie, malattie, deforestazioni e condizioni climatiche ostili, riuscendo sempre a cogliere l’essenza di momenti unici, nel rispetto della dignità e del valore assoluto della persona.
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