E’ una prima edizione. Ma siamo sicuri che ce ne saranno altre. Anche perchè di festival come l’IMP – International Month of Photojournalism di Padova, interamente dedicato al mondo fotogiornalismo, ce n’è davvero bisogno.
Una bella scelta, quella fatta da Riccardo Bononi, direttore artistico del festival, che – per tre week end, dal 10 al 26 maggio, porta a Padova grandi nomi della fotografia come Francesco Cito, Peter Bauza, Mads Nissen o Thomas Dworzak, dal 2017 presidente di Magnum Photos.
Ed è così che, viaggiando tra le diverse sedi espositive, ti trovi per forza a confrontarti con diversi modi di vedere e fare fotogiornalismo.
Un’ottima palestra per chi lavora in questo mondo – vista anche la possibilità di incontrare i fotografi da vicino – ma anche per chi vuole scoprire, attraverso la fotografia, cosa ci sta attorno.
Le mostre all’ex Macello
Ma vediamo un po’ cosa c’è da vedere in questa prima edizione dell’IMP International Month of Photojournalism.
Siamo partiti da una sede tra le più belle tra tutte quelle proposte: la cattedrale ex macello. Appena fuori dal centro cittadino, qui si fanno spazio 12 diverse mostre, 12 punti di vista diversi sul ‘fare reportage’, sul raccontare storie.
Qui troviamo ‘Feldpost‘ di Thomas Dworzak: un progetto in cui il fotografo Magnum ha creato, negli ultimi sette anni, un’immagine al giorno della Grande Guerra. Esposte cartoline che raccontano una guerra nella sua complessità, con echi nel presente.
E poi ‘No place on Earth‘ di Patrick Brown sulla violenza subita dal popolo dei Rohingya, una minoranza musulmana nel Myanmar occidentale, e ‘Iraq: An open Wound‘ di Giles Duley, in visita all’ospedale di Emergency a Erbil.
Sperimentale il progetto di Francesco Giusti, ‘The Rescue‘, in cui alle fotografie si fanno spazio anche oggetti di migranti ritrovati sull’isola di Lesbos mentre in ‘Butterflies Chapter V‘ Scott Typaldos presenta un interessantissimo progetto dedicato alla salute mentale.
Il cambiamento politico, sociale e economico e il tema del lavoro, in Asia, è al centro di ‘Asian Utopies‘ di Massimo Sciacca mentre in ‘The real Island and the Black Death‘ Riccardo Bononi ci porta in Madagascar paese più colpito al mondo dalla peste.
Il disturbo da stress post traumatico può essere diagnosticato anche nella quotidianità? Se lo chiede André Liohn che in ‘Trauma‘ ci presenta una serie di eventi e circostanze che potrebbero segnare per sempre la vita di un individuo.
Ancora, Claudia Gori, con ‘Le Sentinelle‘, ci mostra il mondo di chi soffre di disturbi legati al sempre più massiccio elettromagnetismo che ci circonda mentre Erik Messori, in ‘Independence on the Skin‘ fa parlare i tatuaggi di un popolo, l’Irlanda, legati al desiderio d’indipendenza e libertà.
Rimangono ancora due mostre all’ex macello. ‘Sanità‘ di Ciro Battiloro, un reportage sul Rione di Napoli, al di là del Ponte di Sanità, di quella parte di città esclusa dalla vita cittadina. E poi ‘Forgotten Italians‘ un lavoro di Alessandro Vincenzi sugli italiani sopravvissuti alla deportazione nei Gulag, dopo il ’42.
Tutti lavori delicatissimi, intensi, profondi.
La mostra alle Scuderie di Palazzo Moroni
In pieno centro si trovano poi le altre mostre del festival. A partire da ‘Ordination – I Think Jesus was a Feminist‘ di Giulia Nausicaa Bianchi alle Scuderie di Palazzo Moroni. Qui, tra mattoni antichi, si fa spazio il progetto della fotografa sul sacerdozio femminile. Un viaggio durato anni che ci viene restituito con foto, ritagli di giornale, appunti per raccontare storie che mettono a fuoco la spiritualità femminile e ci permettono di capire cos’è il movimento RCWP.
Qui troverete anche due volumi del progetti della Bianchi, da sfogliare per capire meglio quanto lavoro di ricerca ci sia dietro questo progetto che vuole andare oltre agli stereotipi.
Tre mostre alla Galleria Cavour
Centralissima, nell’interrato in piazza Cavour, trovano spazio altre tre bellissime mostre. Parliamo qui dei lavori di Francesco Cito, Peter Bauza e Pietro Masturzo.
In questa sede rettangolare, al piano interrato, le fotografie paiono quasi rincorrersi. Belli gli allestimenti e le luci che esaltano i particolari e permettono di addentrarci meglio in ogni storia raccontata.
Partiamo da ‘Enduring Times‘ di Bauza. Un lavoro sul Sud del Sudan, sulle vicende che lo hanno visto prima separarsi dal Sudan poi sulle liti tra presidenti e vice presidenti, sulla voglia di indipendenza e sulle crisi che si sono invece riversate sulla popolazione.
‘Conflitti‘, invece, raccoglie alcune delle più belle fotografie di Cito. Un percorso tra alcuni dei suoi scatti più famosi, intervellati da scatti meno noti, per comprendere tutto il suo percorso nel mondo del fotogiornalismo.
E poi si conclude il tutto con ‘La terra promessa dei Goldburt‘ di Masturzo. Un racconto di una famiglia che vive al confine della Cisgiordania – permanenza considerata illegittima dall’Onu – per vivere lontano dalla città e dai conflitti, nella speranza di perseguire il sogno di vivere una vita semplice e religiosa.
Webb a Palazzo del Monte di Pietà
Trovano spazio, poi, a Palazzo del Monte di Pietà le fotografie di Alex Webb. ‘The Suffering of Light‘ presenta fotografie dai colori intensi, tropicali, di luoghi come Haiti e il Messico. Un viaggio tra le immagini iconiche del fotografo Magnum per scoprire i suoi lavori e vederli da vicino, tra fotografie appese e sospese al soffitto. Per un’immersione totale in questo mondo che sembra così lontano da noi, quasi irreale.
Nissen alla Loggia della Gran Guardia
‘We are indestructible‘ è invece il titolo della mostra di Mads Nissen presentata alla Loggia della Gran Guardia. Il suo è un lavoro che parla del passaggio dalla guerra civile alla pace in Colombia che ha trascinato il Paese nella povertà e costretto i civili a vivere in un vortice di droga e violenza. Nissen ci porta a scoprire, in prima persona, gli attori di questa ‘guerra’ senza fine. Fotografie che si fanno spazio in una cornice interessante, quella della Loggia, che tra affreschi, altari, alza il livello dei contrasti della narrazione fotografica.
Dondero a Palazzo Angeli
C’è un’ultima mostra da vedere in questa edizione del festival di fotogiornalismo. Una mostra interamente dedicata a Mario Dondero, a Palazzo Angeli. Promossa da Emergency, qui si possono vedere, una dopo l’altra, le fotografie di uno dei reporter italiani più famosi. Una mostra interamente dedicata alla guerra in Afghanistan che ha causato migliaia di feriti e mutilati. Qui un focus – tutto in bianco e nero – sul lavoro che Emergency ha fatto in 20 anni nei centri medici.
Non solo mostre. Il festival si completa con eventi, talk, incontri con i fotografi perché chiunque possa avere la possibilità di un confronto immediato e diretto. Insomma: un bel festival che vi consigliamo di andare a vedere in questi ultimi giorni di apertura. Perché vale la pena, soprattutto in questo nostro tempo, confrontarsi ma soprattutto scoprire – e riscoprire in certi casi – le storie che ci vengono raccontate.
Tutte le info sul festival: www.impfestival.com