Happy Birthday to the Rencontres! Les Rencontres de la Photographie ad Arles quest’anno compie 50 anni e, come il direttore del festival Sam Stourdzé afferma: “l’edizione è un omaggio ai fondatori Lucien Clergue, Michel Tournier e Jean-Maurice Rouquette – che non ci sono più – ma molto hanno fatto per promuovere la fotografia contemporanea in racconto, come specchio dei tempi ed evoluzione della società”.
E, aggiungiamo noi, negli anni anche come connubio sperimentale tra le arti visive.
L’edizione di quest anno – che abbiamo visitato – ci ha portato in mostre del passato ma soprattutto in tematiche contemporanee, talvolta delle vere chicche, talvolta delle vere riscoperte.
Ecco il nostro report delle mostre di Rencontres d’Arles
Per la sezione di omaggio e celebrazione del festival, Happy Birthday!, sicuramente da visitare a Mécanique Générale “50 Years, 50 Books. A Selection from the Martin Parr Collection” una selezione di libri fotografici dall’archivio di Martin Parr dal 1969 al 2018.
La mostra “Clergue & Weston”presso Croisiére è il dialogo tra il lavoro di Weston presentato nel 1970 – allora molto rare in Francia – alla prima edizione del festival e immagini di animali fossilizzati e quaderni degli anni ’50, inediti di Lucien Clergue.
Per la sezione Rereading – rivisitazione fotografica – è visitabile, in prima istanza, negli spazi espositivi presso l’Espace Van Gogh: una mostra molto interessante – soprattutto per chi coltiva la street photography – “Helen Levitt. Observing New York’s Streets” a cura di Walter Moser, prodotta in collaborazione con l’Albertina Museum di Vienna.
La mostra evidenzia come la Levitt cercasse non solo soggetti di strada nella loro vita quotidiana – quelli di New York appunto – ma un ricercato ed intenzionale surrealismo fotografico, rispetto ai volti e alle “maschere” assunte – reali e immaginarie.
Un’ampia e ben costruita carrellata di fotografie in bianco e nero, immagini a colori – scelta stilistica tardiva – e poi la visione nella regia cinematografica.
Un viaggo al femminile
Un viaggio nel mondo femminile, indagato da uno sguardo femminile è la mostra “Eve Arnold, Abigail Heyman & Susan Meiselas. Unretouched Woman”. La visione fotografica di tre donne sulle donne, poetica ma anche diretta, senza filtri, nell’intimità e quotidianità femminile degli anni ’70.
Una mostra altrettanto interessante è quella di “Tom Wood. Mother, Daughters, Sisters” un archivio di immagini proprie raccolte dal fotografo prima che diventasse fotografo di professione, che ci racconta anche della sua passione di archiviazione fotografica: vita quotidiana e mondana in scene di strada, con una selezione di cartoline famigliari, tra intimità e complicità femminile. Un invito anche per noi spettatori a riconsiderare i nostri archivi personali.
Le 200 opere originali di avanguardia fotografica, con nomi importanti tra cui Berenice Abbott, Florence Henri, Man Ray e German Krull – e tanti altri – attraverso il racconto della rivista fotografica Variété apparsa per la prima volta nel 1928 – e conclusasi nel 1978 – è l’esposizione “Variétés, An Avant-garde Review”. Una mostra molto ben costruita, impegnativa e sicuramente indicata per gli amatori più sofisticati.
Una mostra dedicata agli esclusi
Per la sezione My body is a Weapon – esistere, resistere e fotografare -, una mostra che ci ha molto affascinati e catturati è “The Living, The dead and those at Sea” della fotografa ellenica Evangelia Kranioti.
L’artista raccoglie in questo suo lavoro, molto ben curato assieme a Matthieu Orléan ospitata nella Chapelle Saint-Martin du Méjan, decenni di immagini tratte dai suoi viaggi: porti di carico, autostrade, il backstage di un carnevale, cimiteri, rovine di guerra.
Fotografie, ambientazioni ed installazioni visive dove la Kranioti disegna il suo racconto in un quadro alla ricerca degli esclusi, degli emarginati dalla società e degli invisibili.
Consigliamo la visita anche a Les Forges, per la mostra “Restless bodies. East German Photography 1980-1989”.
Siamo nell’ultima decade prima della caduta del muro di Berlino, in piena guerra fredda, all’interno di uno Stato totalitario fondato sulla negazione dell’essere, sulla sorveglianza, sulla rigidità normativa.
Le immagini di questa mostra ci spiegano come la fotografia fosse un mezzo attraverso cui esprimersi nella vita, in relazione con i loro corpi, volendo conquistare una piena libertà interiore.
Il corpo e la consapevolezza di sè
Una consapevolezza che, visti i tempi, presupponeva una buona dose di ribellione. Pixy Liao ci entusiasma molto anche ad Arles, dove la sua mostra “Experimental Relationship” visitabile a Croisiére, trasmette attraverso il suo linguaggio fotografico fresco e ingenuamente provocatorio, la felicità di una coppia eterosessuale in un nuovo modello di equilibrio.
Afferma l’autrice “Moro mi ha fatto capire che le relazioni eterosessuali non hanno bisogno di essere standardizzate. Lo scopo di questo esperimento è quello di rompere il modello di relazione intrinseco e raggiungere un nuovo equilibrio“.
A Eglise Sainte-Anne, l’artista cecoslovacca Libuše Jarcovjǎkovà con “Evokativ” ci racconta con le sue immagini – che vanno dal 1970 al 1989 – come lei stessa interpretasse la realtà che la circondava in un momento in cui il comunismo nel suo Paese era un solco di importante oppressione e mancanza di libertà personale. Seppur può sembrare una mostra confusa, ciò che si apprezza è la libertà artistica con cui l’autrice si prende la licenza di fotografare.
Il gioco e la movida
Per scoprire l’immagine di copertina del Festival, una allegoria alla gioconda di Da Vinci che ci guarda in stile La Movida – uno dei movimenti più straordinari e spontanei nati dalla cultura contemporanea in Spagna negli anni ’80 – vi invitiamo ad andare Palais de l’Archevêché per la mostra omonima.
Per la sezione On the Edge– una mappa degli orizzonti e dei loro limiti – una mostra molto forte ed emozionante è sicuramente “Walls of Power. Man-made barriers throughout Europe”.
Il curatore ungherese István Virágvölgyi descrive ed evidenzia in modo pedante come nei vari stati membri “dell’Unione Europea” – qui usata in modo allegorico -, si affronta l’immigrazione in un labile confine di segregazione. I muri fisici, costruiti a chilometri, tra i vari Stati, nelle forme e modalità più strane – ed ingegnose – il rigetto delle politiche in una vera gestione del problema, ci pone di fronte al solito quesito di come vediamo lo straniero e di cosa possa rappresentare realmente rispetto alla nostra fortunata vita.
Les Rencontres: le altre mostre
“Datazone” di Philippe Chancel è – per la stessa sezione – un enorme mostra che potete andare a vedere a Eglise des Fréres Prêcheurs, vicino alla sede centrale di Les Rencontres.
E’ un resoconto di quindici anni di fotografia della precaria situazione ambientale del nostro Pianeta, – dalla Cina agli Stati Uniti, dall’Africa all’Europa – una battuta d’arresto ad una salvaguardia ipocrita derivanti da una modernizzazione quasi impossibile da arrestare.
L’autore Mohamed Bourouissa ha intenzionalmente scelto lo spazio di Monoprix – all’interno di un supermercato (luogo di interscambio commerciale), in zona stazione dei treni – per presentare il suo lavoro curato da Sam Stourdzé la mostra “Free Trade”, una rappresentazione molto varia tra fotografia, video, pittura e scultura alla compravendita che intercorre tra le persone della nostra società, all’interscambio, al commercio e al valore che si danno alle cose incluso il destino di lavoratori e disoccupati e alla loro funzione nella società.
Una mostra che ci vede anche noi spettatori co-partecipanti al suo lavoro: le gigantografie fotografiche molto particolari ognuno di noi se le può portare a casa.
Sempre per On The Edge, “Marina Gadonneix. Phenomena” presso Mécanique Générale ci presenta una serie di immagini ricercate durante una residenza presso il Centro Nazionale di Studi Spaziali (CNES): valanghe, uragani, terremoti, eruzioni vulcaniche, aurore boreali, stelle cadenti, buchi neri in collisione.
L’autrice esplora questi fenomeni in fotografia, tra visibile ed invisibile.
Un focus sulle cartoline
Della sezione The Other Photography – dedicata agli accumulatori e ossessionati – una mostra che ci è molto piaciuta sia come trattazione di argomento che come curatela è sicuramente “Postcards. News from a Dream World”.
In un primo momento può sembrare bizzarra, ma la narrazione dell’oggetto “cartolina”, che spesso viene sottovalutato, è riuscita in un racconto contemporaneo e leggero. Qui le due curatrici, Magali Nachtergael and Anne Reverseau mostrano e raccontano come la creazione di cartoline, un oggetto così comune, possano darci una visione antropologica del mondo.
Si interrogano su “Cosa hanno trasmesso durante il ventesimo secolo, durante la loro ora di gloria? Quale visione del mondo hanno piantato nelle menti dei loro destinatari, chi li ha ottenuti da parenti e amici?”. La cartolina è in fondo un oggetto del miraggio, un sogno di immaginazione individuale e collettivo.
Un’altra mostra di questa sezione particolare, che tutti gli amatori di assemblage e fotomontaggi ameranno, allestita a Mécanique Générale è “Photo | Brut. Collection Bruno Decharme & Compagnie”. 500 tra scatti, stampe, fotomontaggi e collage di foto creati da artisti autodidatti e spesso anonimi – frequentatori per lo più di circoli artistici anticonvenzionali – al di fuori dei canoni predefiniti dell’arte fotografica convenzionale.
Della sezione Living – un invenzione di spazio domestico – consigliamo la visita alla mostra di Mario Del Curto “Vegetal Humanity, as the Garden Unfurls” presso Les Jardin. Dieci anni di viaggi in tutto il mondo tra giardini unici e modesti, naturali ed addomesticati, alla ricerca tra la connessione uomo-natura, una metafora tra forma dei giardini, immagini simboliche e tra culture e conoscenze umane.
Rispetto alla sezione Building the Image – costruzione materica della fotografia – l’autrice Valérie Belin “Painted Ladies” a Mécanique Générale ci presenta delle fotografie in grandissimo formato di donne che potrebbero essere considerate delle celebrità ma che in realtà l’artista crea figure archetipe originate per riflettere sull’essenza stessa della vita.
Le domande variano tra fotografia e pittura, realtà e astrazione, verità e finzione.
Le cattedrali
A Croisiére la fotografa Laurence Aëgerter presenta la sua esposizione, curata da Fannie Escoulen,“Cathédrales Hermétiques”.
Ispirata dal lavoro di Monet sulla Cattedrale di Rouen, l’artista presenta in una visione contemporanea l’analisi di luce di tre cattedrali colte da un libro degli anni ’50 e fotografate in studio ogni minuto per due ora al giorno. Serigrafato con un inchiostro reattivo al calore del sole, le immagini vengono svelate quando esposte alla luce solare.
L’estratto di mostra proviene da un corpo totale di 120 immagini e ci è sembrato per brevità di opere, poco raccontata.
Molto più riuscita l’installazione, prima di questa mostra di Yann Pocreau “Cathedral” curata assieme a Sam Stourdzé che ci fa entrare in un ambientazione gotica, surreale e senza tempo.
Per la stessa sezione e nello stesso stabile, per gli amanti del vintage, una efficace ricostruzione di negozio fotografico in omaggio a Walker Evans, dell’autrice Camille Fallett, appunto “License Color Photo Studio”.
La mostra “On Earth” a Les Forges ci è personalmente sembrata un pò intricata per l’offerta visiva. I vari approcci visivi divergono e convergono in tutta la mostra, gli artisti cercano di analizzare e unire la connessione tecnologica, socio-economica, spirituale e politica. Le opere più riuscite ci sembrano quelle video.
Per la sezione Platforms of the visibile – nuovi approcci documentari – una mostra da non perdere per gli spunti di riflessione che lascia è dello svizzero “Christian Lutz. Eldorado”. L’autore documenta la vita nelle casa da gioco del mondo, e nello specifico mostra il graduale crollo di Las Vegas per la nuova affascinante meta Macao, in Cina. Le sue immagini rappresentano lo sfarzo di questo nuovo mondo ed i sentimenti, che tra gli abbienti, sono uguali a quelli di tutti gli esseri umani.
Per gli artisti emergenti a Ground Controlo la mostra allestita che prende il titolo dal premio istituito appositamente “Louis Roederer Discovery Award”.
Se vi avanza del tempo, consigliamo per la sezione Guests, la mostra “Opéra National de Paris. 3E Scéne” con i filmini di Rami Ben Sliman, Julie Deliquet a Jonathan Littell esposti a Eglise Saint-Blaise.
Per la sezione Arles Associated un giro alla Librairie Actes Sud per la mostra “Rhône” di Camille Moirenc e un salto alla Fondation Manuel Rivera-Ortiz per la mostra “Hey! What’s going on?” un giro di immagini dal mondo in nome della pace.