For Aura: F37 è un progetto del 2016 molto particolare di Davor Konjikušic che documenta l’attraversamento del confine verde di Schengen attraverso la termovisione della polizia – una tipologia di telecamere a infrarossi – che è una tecnica usata per la sorveglianza notturna dei confini esterni dell’Unione Europea.
Il progetto è in mostra al festival di Les Rencotres d’Arles, alla Maison des Lices, fino al 25 agosto.
For Aura: F37
Il lavoro visivo del fotografo non è solo formato da immagini, ma anche da un sonoro in sottofondo che sono le conversazioni degli immigrati durante l’attraversamento e la realizzazione del progetto.
“In questo corpus di lavori aggiro la “oggettivazione” dei soggetti che sto fotografando. Usando costose attrezzature tecniche di polizia e intervenendo nel suono, ho cambiato il significato semantico dell’immagine e ho quindi svelato il suo potenziale restrittivo e repressivo” ha detto Konjikušic.
“Il suono è in realtà la registrazione dei discorsi degli immigrati mentre attraversano il confine. Mentre il rifugiato, cioè l’immigrato nel più ampio contesto biopolitico, non è altro che un corpo – homo sacer – all’apparato della polizia, la fusione dell’immagine con il suono aggiunge una chiara identità sociale alle aure fotografate.
Questa identità nasce in tempi in cui la paura degli “altri” e delle minacce terroristiche provoca uno stato di emergenza permanente quando il controllo sovranazionale utilizza macchine il cui vero scopo viene attualizzato attraverso la visione”.
Il progetto è stato pensato per dare una duplice interpretazione: le immagini sono una testimonianza sul potere e il dominio delle élite di sorveglianza ma quando vengono viste da un osservatore competente, come un artista, un regista o un fotografo vogliono essere espressione come fonte di una prospettiva ottimista, liberatrice e umana.
Davor Konjikušić sfrutta la prospettiva di Farocki che evidenzia la necessità di prendere coscienza del potere delle “macchine” ma vuole darne una visione diversa.
Konjikušić prende infatti in considerazione le “immagini operative” da un punto di vista sociale: la fisicità dei movimenti, i destini umani, il carattere rigoroso della sorveglianza e la punizione repressiva.
Nel suo pluripremiato lavoro “Holly People” (2014) Konjikušić applica il metodo formale di biometria della polizia sulle fotografie dei volti degli immigrati, trasformandoli in aloni che sono stati “offerti” ai cittadini di Zagabria e Belgrado su poster di grandi dimensioni mesi prima dell’inizio delle attuali migrazioni di immigrati in Europa.
“E’ esaminando il modus operandi di sorveglianza, che sto cercando di scoprire i modi in cui le macchine vedono e i modi in cui le informazioni sul mondo che ci circonda ci vengono distribuite”.