Storie dai confini del mondo, ai margini dell’umanità. E’ questo il fil rouge di The Living, The Dead, and those at the Sea, il progetto fotografico di Evangelia Kranioti in mostra ad Arles alla Chapelle Saint-Martin du Méjan, fino al 22 settembre.
The Living, The Dead, and those at the Sea
I confini del mondo, nel progetto della Kranioti, si intrecciano con i confini individuali dei destini che lei stessa ha trovato nella sua narrazione. Porti merci, arterie autostradali, ali di Carnevale, cimiteri, rovine di guerra. Questi luoghi evocano transiti persistenti, vite immobilizzate, inchiodate a terra o in mare.
La mostra, suddivisa in sezioni, unisce tematiche apparentemente diverse tra loro ma con un filo conduttore narrativo ed estetico forte e interdipendente.
Ad aprire le scene In Beirut Fictions in cui la Kranioti ritrae destini difficili, servi provenienti dall’Africa o dall’Asia legati ad un paese, il Libano, dove rimarranno irrimediabilmente stranieri. Ne è un esempio Odalisque, la foto di una modella sul letto di una stanza privata di un ristorante abbandonato che si affaccia sulla Corniche di Beirut, la promenade sul mare nel distretto centrale della città.
Oppure Miss Without Paper che, come ci ha spiegato la fotografa, ritrae un’artigiana, una massaggiatrice filippina. “Posa – ci ha detto – con questa fascia che le ho fatto indossare volontariamente, in stile concorso di bellezza. In questa fotografia, come quelle presenti in questa sezione sono studiate, anche da un punto di vista estetico, per esprimere il non sense della situazione”.
Il cuore dell’esposizione è Obscuro Barocco – che è anche un film uscito nel 2018 -, ambientato in una atmosfera kitch e surreale a Rio de Janeiro. Nell’immagine I Am Obscure to Myself, infatti, vediamo la queer Luana Muniz di Rio, venuta a mancare nel 2017, attivista e icona del transgender. In questo racconto, di cui si proietta anche un estratto del documentario, è in un momento di riscaldamento vocale nella sede del quartiere bohémien di Lapa, prima di salire sul palco al club Turma OK.
La mostra di The Living, The Dead, and those at the Sea continua con la sezione Exotica, Erotica, etc. dove i protagonisti sono i marinai a lungo raggio che aspettano ai scali per amori fugaci e temporanei. Nella foto intitolata Buddha of the Main Engine si vede un lavoratore filippino, nel ventre di una sala macchine di una nave portacontainer, coperto da acqua oleosa, tra rumore e terribile calore.
La parte finale della mostra si conclude poi con Era Incognita, dove i vivi migrano verso la casa dei morti, la necropoli del Cairo, guidata dalla crisi abitativa dell’Egitto. Nell’immagine Go West, infatti si vede un giovane ragazzo egiziano che gioca con gli amici tra le tombe di Al-Qarafa sotto le colline di Mokattam.
“Sono partita su navi merci nel Mediterraneo e in tutto il mondo per trovare le storie che mi premeva raccontare” ha detto la Kranioti. “Ciò che intendo nel mio lavoro e che abbiamo costruito assieme al curatore Matthieu Orléan dal titolo The Dead, The Living, and those at the Sea, è quello di mostrare il rapporto delle persone ai margini, che vivono in questi luoghi con la società di cui facciamo parte. Gran parte degli argomenti raccontati includono immigrazione, intimità e disagio, antropologia geografica: sono persone che la società mette in ombra e di cui non vuole sapere”.
Evangelia Kranioti in questo interessante progetto dipinge un affresco fortemente emotivo di un confine fragile, facendolo divenire protagonista, di una comunità di estranei, di emarginati, di esiliati nei loro destini. Una narrazione che ci rende consapevoli di quello che cerchiamo di non vedere e che l’autrice, nonostante tutto, descrive con dignità e rispetto, cercando con il suo sguardo sensibile, di creare un cambiamento interiore per ognuno di noi.