Il fotografo Giorgio Lotti ci ha illustrato la sua mostra, dal titolo ‘Cina Cina Cina‘ esposta a Palazzo Tadea di Spilimbergo (PN) fino al 22 settembre.
L’autore è ospite della rassegna fotografica in corso promossa dal Craf – Centro di Ricerca e Archiviazione Fotografica – e a lui è stato anche consegnato il premio Premio Friuli Venezia Giulia Fotografia.
In questo video qui sotto Lotti ci racconta del suo ritratto a Zhou Enlai nel 1973. Politico, rivoluzionario, generale e diplomatico cinese, fu importante dirigente del Partito Comunista cinese, capo di governo della Repubblica Popolare Cinese dal 1949 fino al 1976, anno della sua morte.
La Cina per Giorgio Lotti
In Cina Cina Cina si possono vedere fotografie in bianco e nero e a colori, scattate fra il 1973 ed il 2002, testimonianza dei profondi cambiamenti e trasformazioni economiche, politiche e sociali della Repubblica Popolare Cinese.
Cina Cina Cina non è solo documentazione ma un vero e proprio amore che l’autore, classe 1937, ha profondamente coltivato verso questo Paese, lungo tutta la vita.
Lotti parte in Cina per la prima volta nel 1973 per il settimanale Epoca (1950 – 1997) per cui collabora, ma ritorna molteplici volte nel Paese orientale anche in modo indipendente. La Cina, un Paese per quell’epoca sconosciuto e per cui Lotti si trova pioniere nell’approfondimento fotografico di tematiche come la politica, le tradizioni e la vita quotidiana ma anche l’opera e costumi d’epoca.
Una narrativa chiara
Le immagini di Lotti sono documento di una visione fotografica con una narrativa chiara, fresca e molto spesso è la descrizione dettagliata di usi e costumi a noi ancora oggi poco conosciuti ma che forse, secondo l’autore, oggi non esistono più.
Immagini sì di un progetto a lungo termine ma che descrivono molto bene la profonda conoscenza e preparazione fotografica di questo autore, iniziata a soli diciassette anni. Una preparazione che lo ha consacrato, poi, tra i fotografi italiani più incisivi e autorevoli del panorama italiano.
Nel bianco e nero i paesaggi, la vita di tutti i giorni, l’iconografia e la forza che è stata di Mao Zedong e poi l’incombere di una nuova modernità ed emotività, nel colore, una vera e propria esplosione di luce, descrizione di quei lontani luoghi ma che entrano poeticamente negli occhi di chi li guarda.
La Cina: un Paese così diverso dall’Italia
Come afferma Lotti: “Volevo scoprire un Paese straordinario e così diverso dall’Italia. Anche i colori, in Cina, erano diversi, per non dire dei ritmi: io camminavo a trenta chilometri all’ora, i cinesi a cinque. Quindi ho dovuto fermarmi e cercare di andare al loro passo, perché solo capendo la mentalità delle persone ho potuto conoscerle e raccontarle.”
Molto significativa anche la parte dedicata alle riprese del pluripremiato film l’Ultimo Imperatore dove Bernardo Bertolucci richiede esplicitamente la presenza sul set di Giorgio Lotti. Un privilegio non solo dell’autore ma anche nostro che in una narrazione tanto coinvolgente e concisa, ci scopriamo viaggiatori di una Cina a tutto tondo.