Si Fest 2020, le mostre che ci hanno fatto innamorare

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È stata un’edizione tutta nuova quella del Si Fest 2020. Dopo un periodo di incertezza sul fronte cultura e mostre, gli organizzatori del festival hanno deciso di non rinunciare ad un appuntamento che ormai è pronto a raggiungere il traguardo dei 30 anni.

Sono state diverse le mostre che ci hanno fatto innamorare. Tra queste, prima di tutte, il progetto realizzato da Cesura per il Si Fest Off. Un racconto, a cura del collettivo di fotografi del piacentino, sull’Italia e sugli italiani nel periodo del Covid-19, tra paura, incertezza, blocchi e ripartenze.

Un periodo neppure tanto lontano e che ha lasciato un segno indelebile sulle nostre vite, su più livelli. Il vortice di foto di Cesura racchiude nelle immagini tutti i sentimenti e le angosce con cui le persone (e i lavoratori) si sono dovuti rapportare in questi lunghi mesi.

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© Francesco Gozzi

Tra le mostre più particolari e da vedere al Si Fest 2020 anche “Ciao Vita Mia” di Arianna Arcara e Claudio Majorana. Si tratta del progetto che ha vinto il Premio Pesaresi lo scorso anno e che quest’anno occupa una sala di Palazzo Baronio. L’allestimento, le gigantografie e le immagini dei ragazzini di Librino parlano da sole.

Qui poi sono esposte anche le fotografie di Mariagrazia Beruffi, con Chinese Whispers, e il progetto su Erba Vita, l’azienda locale rimasta aperta per continuare a produrre integratori alimentari e gel igienizzante durante l’emergenza Covid-19.

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© Francesco Gozzi

Alla Bonifica un altro progetto merita moltissima attenzione. Si tratta dell’Ide Reconstruction of Identities con i lavori di alcuni fotografi europei tra cui Katerina Buil (Spagna), Marine Gastineau (Danimarca), Martin Thaulow (Danimarca), Filippo Venturi (Italia), Sanne De Wilde (Paesi Bassi).

Un’indagine, la loro, svolta su più fronti, sia a livello politico che sociale, per capire il significato dell’identità, del rapporto con i nuovi venuti, i cambiamenti e i nuovi modelli di integrazione.

Semplicemente bellissima.

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© Francesco Gozzi

Si torna poi in centro alla Vecchia Pescheria dove è esposto il lavoro di Gabriele Basilico, una ricerca sulla Scm Group, l’azienda riminese che produce macchine per la lavorazione di una vasta gamma di materiali e componenti industriali. Un racconto storico per un’indagine a colori in cui Basilico racconta gli spazi, le lavorazioni, le persone e le architetture di questa azienda.

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© Francesco Gozzi

Una chicca, poi, sono i ritratti in mostra a Palazzo Martuzzi di proprietà dell’archivio del Comune di Savignano.

In piazza, infine, le mostre open air di questa edizione 2020 del Si Fest. Qui esposti gli scatti fatti nel corso delle edizioni del festival e alcune delle foto che hanno fatto la storia e che accompagnano i visitatori a talk ed eventi.

Insomma un’edizione da guardare e riguare più volte.

Silvia Parmeggiani
Silvia Parmeggiani
Giornalista freelance, scrive di attualità, cultura e viaggi per diverse riviste, cartacee e online. Inoltre, si occupa di comunicazione e crea contenuti per aziende, soprattutto per il web. Copy e social media manager freelance, è appassionata d'arte, fotografia e new media; inoltre, dal 2013 è co-fondatrice, redattore e responsabile dei social del webmagazine di fotografia “The Mammoth's Reflex”.

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