Il Covid-19 non ce lo siamo lasciati alle spalle, anzi. Ogni giorno viviamo tra divieti, minacce di chiusure. E anche se il lockdown sembra un momento ormai legato al passato, nonostante siano passati soli pochissimi mesi, quel momento ci ha messo a dura prova.
Tra paura, incoscenza e incertezze il lockdown in Italia è stato che ci ha messo a dura prova, un momento condiviso, dal Nord al Sud.
Un momento di forte paralisi del Paese, dove i numeri l’hanno sempre fatta da padrone. Dove la gente, tra coprifuoco e divieti, non sapeva come muoversi e si è trovata di fronte ad vortice di emozioni di difficili gestione.
Questo lungo periodo l’ha raccontato Cesura con la mostra “Interludio”, con fotografie e video del collettivo piacentino.
L’esposizione, presentata tra le mostre del Si Fest 2020 come unica del circuito Off, coinvolge tutti i sensi. A partire dalla musica, angosciante e cupa, che fa entrare subito nella situazione drammatica che si è vissuta in quel momento e guida lungo un percorso fatto di immagini, fotografie, video e screenshot raccolti dai messaggi inviati con lo smartphone o rubati da call su Zoom e altri programmi che ci hanno permesso di connetterci – di nuovo – con gli altri, anche solo attraverso il pc.
Tra questi lo scambio di dubbi, domande, di ricette, i saluti agli amici, ai fidanzati e ai parenti che non si potevano più raggiungere perché divisi tra confini geografici e zone rosse.
La paura dello stare chiusi in casa, del controllo, delle multe, della mancanza di libertà e di uscire per respirare. E poi le dirette con il Premier, le piccole fughe, i primi movimenti – timidi – appena terminato il lockdown e gli abbracci veri, quelli che ormai per mesi erano stati solo virtuali.
E poi i morti, i malati, il lavoro dei sanitari, i segni delle mascherini sui volti, le cicatrici indelibili dei sentimenti: un grande urlo collettivo, come a cercare di far cessare tutto. E il dopo lockdown con i negozi a rischio chiusura, la paura di uscire, l’angoscia della ripartenza.
Un interludio perchè ciò che abbiamo vissuto è stata una “parentesi”, un’interruzione del normale corso delle cose. Una parentesi che non è ancora del tutto chiusa.
La mostra racconta tutto questo: una vita spezzata nella sua quotidianità e poi ricomposta, coccio dopo coccio. Bella perché senti di farne parte.