Fino al 17 ottobre, al Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa della Delizia, a Pordenone, è esposta la mostra “Pier Paolo Pasolini attraverso lo sguardo di Sandro Becchetti: frammenti di una narrazione”.
Casa Colussi, casa materna di Pier Paolo Pasolini, è una delle poche dimore testimonianza della tradizionale fisionomia delle costruzioni contadine friulane. Oggi questa è sede del Centro Studi Pier Paolo Pasolini in cui si possono ammirare i manoscritti delle opere del periodo friulano e le prime edizioni delle opere a stampa. Ma anche le pubblicazioni successive, il repertorio cinematografico completo e altre opere di critica.
Il Centro Studi accoglie anche una mostra permanente suddivisa in stanze tematiche. Qui sono presenti i dipinti e i disegni del periodo casarsese, i manifesti politici, una galleria di immagini fotografiche della famiglia Pasolini. A cui si aggiungono immagini del paesaggio della campagna friulana e dei luoghi dove il poeta soggiornava durante la sua permanenza a Casarsa.
La vita di Pasolini dai suoi ritratti
A quasi 45 anni dalla scomparsa di Pasolini, il centro culturale presenta un’inedita mostra con fotografie del romano Sandro Becchetti. Semplice, ben allestita e rispettosa dell’architettura del luogo, l’esposizione è realizzata su più piani.
Esposte circa 50 immagini che descrivono un’unica giornata, immortalata dal fotografo nella casa all’EUR in via Eufrate a Roma. Qui Pasolini viveva assieme alla madre Susanna Colussi e alla cugina Graziella Chiarcossi.
Ad aprire la mostra sono i ritratti di Pasolini. L’intenso chiaroscuro è scolpito nella stampa, stile che contraddistingue l’immaginario visivo di Becchetti che riporta alla scultura e che inducono ad una contemplazione ravvicinata.
Una dote quella del fotografo, di catturare un ritratto subito autentico e senza esitazione in queste pose che sembrano di una persona conosciuta, alla soglia dei cinquant’anni. Come afferma Becchetti “due occhi gelidi, lo sguardo tagliente come una coltellata. Per un’ora mi snobbò, osservando i miei movimenti e ascoltando senza replicare i miei monologhi. In compenso parlava la madre Susanna onnipresente come un’ombra nera”.
In corridoio, in una luce fioca, si può vedere la celebre immagine di Pasolini che stringe fra le mani la raccolta poetica Le Ceneri di Gramsci, attorniato da altri profili del poeta. Si entra, poi, in una seconda sala dove Pasolini è ritratto in varie pose nella dimora dove conviveva con la madre. Una cosa dove “il fascismo lasciò il segno di una civiltà di cartapesta[…], dove non giungono rumori proletari, dove non arriva nemmeno il frastuono del caotico traffico romano“. Le parole sono quelle di Fernaldo di Giammatteo che descrivono una casa grande, accogliente, tranquilla. Il luogo ideale per un poeta, che coglie le ispirazioni nella serenità mentale.
Accanto a questa sala, quella in cui gli affettuosi ritratti con la madre Susanna fanno percepire un uomo diverso da quello intravisto dei ritratti iniziali della mostra. L’uomo dagli occhi seri esce dal suo ruolo e diventa leggero affianco all’amore unico nei confronti della madre. I sorrisi permessi, trasmettono un rapporto di forte complicità e di rispetto.
C’è poi una poesia vicino al ritratto della madre che recita: “E’ una povera bambina, mite, fine che non ha quasi coraggio di essere, e se ne sta nell’ombra, come una bambina […]”.
Gli amici di Pasolini, tutti i ritratti
La mostra prosegue all’ultimo piano, ove sono esposti ulteriori due sezioni. Dei magistrali ritratti, gli amici più vicini di Pasolini tra cui un meraviglioso ritratto della scrittrice Dacia Maraini e una ben conosciuta immagine di Federico Fellini. C’è anche Giuseppe Ungaretti e Alberto Moravia: tutte personalità che nelle immagini si allineano al loro temperamento, accompagnate da una riflessione.
Un ricordo di Sandro Becchetti un pò più lontano dai loro “essere celebri” e un pò più vicini al loro essere semplicemente umani, citazioni estratte da Protagonisti, Postcard Edizioni.
Al centro della sala vi è anche un breve e commovente racconto in immagini dell’orazione funebre per Pier Paolo Pasolini avvenuta il 5 novembre 1975 a Roma in Campo de’ Fiori dopo la sua drammatica scomparsa, ancora senza una verità totalmente condivisa.
Le immagini scolpite dalla folla di gente, anticipate dalla bellissima dedica di Alberto Moravia che celebra l’indimenticabile persona di Pasolini, tra cui queste significative parole: “Con Pier Paolo Pasolini [..] abbiamo perso il diverso e il simile. Lui stesso diceva di essere diverso. Ma in che senso abbiamo perduto il diverso? Abbiamo perduto un uomo coraggioso, molto più coraggioso di tanti suoi concittadini e coetanei. Quest’uomo coraggioso era diverso, sì: la sua diversità consisteva nel coraggio di dire la verità, o quella che lui credeva la verità […]”.
Un esposizione senz’altro emotiva che invita a chi decide di visitarla, a conoscere Pasolini al centro della sua sfera privata circondata dall’affetto delle persone che più lo frequentavano. Immagini, pensieri e riflessioni. Un piccolo atlante famigliare tra i più grandi e riconosciuti artisti e intellettuali del XX secolo.