Con Respiri di Viaggio di Elio Ciol da alcuni mesi Casarsa Della Delizia, in provincia di Pordenone, ha riaperto le porte alla vita culturale.
La cittadina, situata in Friuli-Venezia Giulia è luogo di nascita e di residenza di Elio Ciol, uno dei più autorevoli fotografi italiani e internazionali a cui questa mostra, esposta fino al 26 settembre nello spazio espositivo dell’ex Sala Consiliare su progetto di Gino Valle, rende un dovuto omaggio.
Perché una retrospettiva sulla fotografia di Elio Ciol?
La mostra nasce come un’iniziativa culturale fortemente voluta per ringraziare Elio Ciol della generosa donazione effettuata da lui stesso alla cittadina nel 2016. In questa occasione, infatti, ha regalato più di settecento opere ora patrimonio del Comune. Di queste, alcune sono esposte proprio in questa retrospettiva – e nelle 175 mostre esposte dovunque nel mondo – che l’Ente divulga e patrocina con il sostegno di altri soggetti del territorio.
Sebbene è una retrospettiva fotografica, con 120 opere fotografiche provenienti dall’archivio comunale e per la maggior parte inedite, sembra una mostra d’arte di tecniche antiche e di incisione, tanto belle e impresse dal contrasto sono le fotografie esposte.
Una mostra curata da Fulvio Dell’Agnese, storico dell’arte moderna e contemporanea, che ha reso questa esposizione un piccolo santuario.
Ma chi è Elio Ciol?
Per gli appassionati di fotografia come noi è una montagna irraggiungibile: sulla vetta di un panorama mozzafiato, rappresenta l’indiscusso poeta di una maestosa fotografia che riempie il cuore.
Le sue opere sono state acquisite – tra gli altri – dal Metropolitan Museum of Art di New York, il Victoria and Albert Museum di Londra, il Museo Pushkin di Mosca e recentemente anche dai Musei Vaticani a Roma. Poche righe per definire l’importante contributo di Ciol alla fotografia contemporanea e un invito a visitare la mostra che esibisce una serie di reportage fuori dagli schemi abitualmente intesi.
Quale miglior modo di rimettersi in cammino verso mostre di arte visiva?
Con il viaggio nell’altrove.
Non è il viaggio in sé che favorisce una visita serena, ma la dimensione spirituale in cui viene immerso lo spettatore passo passo lungo tutta l’esposizione. Questo anche grazie all’entrata della luce che accede lateralmente dalla parte superiore della sala. Un allestimento ben studiato per entrare nella cornice dell’effimero.
Oltre 30 anni di viaggi e 24 tappe che scandiscono il diletto di Ciol di girovagare fotografando luoghi, forte delle sue capacità visive e delle competenze del mestiere.
La costante traccia dell’uomo è lasciata di fronte alla forza della natura e l’abilità visiva di Ciol sta nell’eccellente capacità di gestire la luce naturale per ritrarre la storia del mondo. Le atmosfere dei luoghi, le identità antropologiche delle comunità, le imponenti costruzioni: questi sono i soggetti proposti e che dialogano in armoniose e coerenti composizioni. Le didascalie ben costruite, attraverso rimandi e fonti storiche, onorano i racconti proposti dal fotografo friulano.
Un viaggio intorno al mondo
Nelle prime quattro tappe si è in Spagna. Giochi di archi e colonne in emblematici stili artistici. Il bianconero delle immagini in combinazione con ombre e luce, sottolineano le imponenti costruzioni innalzate dall’uomo e rimaste nella storia fino ad oggi.
Storia iberica e dominio arabo nel racconto visivo che percorre la cittadella fortificata di Alhambra, la meravigliosa Casa di Pilato a Siviglia e la moschea di Cordoba. Dall’antico al contemporaneo, ma sempre sul fil rouge di costruzioni monumentali: l’enorme installazione-ragno dal titolo Maman dell’artista Louise Bourgeois davanti al Guggenheim Bilbao Museo di Frank O. Gehry. Lunghe zampe e minuscoli spettatori, titanio e sinuose linee architettoniche hanno reso questa cittadina destinata alla decadenza un caso-studio volano culturale nel mondo.
In Libia il ritratto dei graffiti rupestri del Sahara libico del periodo Neolitico. Poi in Armenia a Zorats Karer un altipiano a quasi 1800 metri di altezza ove macigni disposti a cerchi sono in piedi da millenni. Si continua in Mongolia. Enormi nuvole avvolgono un’atmosfera di silenzio il monastero di Erdene Zuu, a Karakorum, per approdare al Monastero di Gandan, costruito nel XIX secolo sede di una piccola città sacra. Sebbene oggi sia una meta turistica, Ciol ha scelto di riprendere angoli e dettagli del luogo eludendo la presenza dei turisti.
Maestosa e serpentiforme è la Grande Muraglia Cinese. Inconfondibile è la Cina e senza leggere le didascalie, l’immagine con l’esercito di terracotta lo conferma. Scoperto per caso nel 1974 da un contadino, venne rinvenuto anche il mausoleo di Shi Huangdi e nel 1987 venne inscritto nell’elenco dei Patrimoni dell’Umanità Unesco.
In Uzbekistan in bianconero le mura di Khiva. La fotografia a colori nella splendida policromia del Palazzo di Pietra, la Casa dell’Ambasciatore e il complesso di Shah-i-Zinda a Samarcanda. Che dire? La capacità di Ciol di incidere la fotografia che sia bianconero o colori non delude. La tridimensionalità delle geometrie esce quasi dal foglio stampato, un invito all’immersione e all’analisi più ravvicinata dei dettagli inquadrati.
Nel 1985, poi, il maestro raggiunge l’allora Leningrado (poi San Pietroburgo). In Russia e il complesso di Piazza del Palazzo progettato dall’architetto italiano Carlo Rossi, come narrato da Dell’Agnese, è sovrastata dal linguaggio di propaganda. Il rosso domina nella marcia e nei cartelli governativi.
Il viaggio continua sempre più verso l’Oriente: in Nepal con i suoi verdeggianti terrazzamenti e le attività agricole della comunità. In India, poi, Ciol decide di raccontare le consuetudini di purificazioni nel Gange.
Ancora, troviamo la Giordania nelle antiche rovine di Gerasa e nella splendida Petra, dove l’autore racconta la possibilità di una convivenza tra natura e impatto umano.
A Santorini, in Grecia, ci imbattiamo nel bianco e nel blu delle case conosciute in tutto il mondo. Poi, l’Antico Egitto nelle maestose immagini della Sfinge e delle colonne di Kom Ombo incise a geroglifici.
Infine, ci troviamo di fronte ai teatrali affreschi e alle geometrie nel Monastero di Rila, in Bulgaria, poi uno scatto del Monastero di Zagorsk, in Russia che rimanda alla copertina della mostra.
Nell’armoniosa composizione, il fotografo riprende da una parte le tipiche simbologie russe dell’arte sacra e dall’altra la geometria popolare degli spazi esterni. Il confine tra queste due apparenti contraddizioni sono delimitate dalle fedeli in entrata, tra cui una intenta nel segno della croce.