REGGIO EMILIA. Omicidi della malavita, tragici incidenti stradali, devastanti incendi di caseggiati popolari sono i principali soggetti degli scatti in bianco e nero illuminati dal flash del fotografo Weegee (1899-1968) nella sua attività di fotoreporter freelance a metà degli anni Trenta e che dal 3 Maggio al 14 Luglio 2013 saranno ospitati a Palazzo Magnani per la mostra WEEGEE. Murder Is My Business. L’importante appuntamento espositivo, curato da Brian Wallis, Chief Curator dell’ICP, è realizzato – nell’ambito dell’VIII edizione di Fotografia Europea – dalla Fondazione Palazzo Magnani, GAmm Giunti e International Center of Photography (ICP) di New York.
Le fotografie esposte, intensamente drammatiche, a volte sensazionalistiche, di crimini e fatti di cronaca di New York, gettano le basi di quello che verrà poi definito giornalismo da tabloid. Per un intenso decennio dal 1935 al 1946, Weegee è stata forse la figura che ha dimostrato in modo incessante la maggiore inventiva nel panorama della fotografia americana. Il suo nome divenne letteralmente leggenda, tanto che il regista Stanley Kubrick (a cui Palazzo Magnani ha dedicato una mostra fotografica nel 2011) arrivò ad affermare, riferendosi ai primi anni della sua carriera – quando film come Il bacio dell’assassino oppure Rapina a mano armata rispecchiavano suggestivamente il clima delle metropoli americane – che una delle fonti della sua ispirazione era proprio il fotografo Weegee. Kubrick lo volle infatti come consulente per le riprese nel 1958 del film Il dottor Stranamore. Prendendo il titolo della mostra che Weegee curò per se stesso alla Photo League nel 1941, Murder is My Business (L’omicidio è il mio lavoro), esposta a Palazzo Magnani, intende gettare luce sulla violenza e il caos urbano, soggetti al centro della prima produzione artistica del fotografo.
Come fotoreporter freelance in un’epoca in cui New York contava almeno otto quotidiani e le agenzie di stampa iniziavano allora a gestire immagini fotografiche, Weegee si trovò davanti la sfida di catturare immagini uniche di eventi che facessero notizia per poi distribuirle velocemente. Lavorava quasi esclusivamente di notte, partendo dal suo minuscolo appartamento di fronte alla Centrale di Polizia non appena la sua radio – sintonizzata sulle frequenze della polizia – lo informava di un nuovo crimine. Arrivando spesso prima delle stesse Forze dell’Ordine, Weegee ispezionava con attenzione ogni scena per trovare l’angolazione migliore. Gli omicidi, sosteneva, erano i più facili da fotografare perché i soggetti non si muovevano mai e non si agitavano. La mostra, curata da Brian Wallis, Chief Curator dell’ICP, presenta rari esemplari delle immagini più famose e rappresentative di Weegee – oltre 100 fotografie originali, tratte per lo più dall’esauriente archivio di Weegee presso l’ICP composto da 20.000 stampe, oltre a quotidiani, riviste e film dell’epoca – e considera i suoi primi lavori nel contesto della loro presentazione originaria – su testate giornalistiche e in mostre storiche – oltre ai suoi libri e ai suoi film. Presenta inoltre ricostruzioni parziali dello studio di Weegee e della sua mostra presso la Photo League. Per approfondire ulteriori dettagli relativi alle immagini e agli oggetti presenti, alcuni touch-screen a disposizione del visitatore.
Weegee (Arthur Fellig 1899 – 1968) – La carriera in ascesa di Weegee come fotografo negli anni ’30 coincise con il periodo culminante della Murder Inc., la gang ebrea di Brownsville che forniva sicari a pagamento al Syndacate, l’associazione newyorkese di boss della malavita per lo più italiani. Con l’ondata di provvedimenti governativi e legali che investì la città tra il 1935 e il 1941, ci fu un’escalation del numero di omicidi di gangster da quattro soldi e potenziali informatori. Il fotografo spesso lavorava a fianco della polizia, ma aveva anche stretto amicizia con criminali di alto livello come Bugsy Siegel, Lucky Luciano e Legs Diamond. Weegee si definiva il “fotografo personale della Murder Inc.” e sosteneva di essersi occupato di 5.000 omicidi, un numero forse esagerato, ma di poco. Sottolineando la vera natura della sua attività, Weegee mostrava con orgoglio la matrice dell’assegno ricevuto dalla rivista LIFE, che lo aveva pagato 35 dollari per due omicidi. Vendendo le sue fotografie a una serie di giornali di New York negli anni ’30, e in seguito lavorando come collaboratore freelance per il quotidiano PM, che ebbe vita breve (1940-48), Weegee stabilì un approccio altamente soggettivo sia alle fotografie che ai testi, molto diverso da quello che veniva adottato dalla maggior parte dei quotidiani e dalle riviste illustrate dell’epoca. Attraverso altri canali di distribuzione, Weegee scrisse molto (compresa la sua opera autobiografica Naked City pubblicata nel 1946) e organizzò le proprie mostre alla Photo League, l’importante associazione fotografica che promuoveva fotografie politicamente impegnate, in particolare delle classi operaie. Nel 1941, Weegee allestì due mostre consecutive alla sede centrale della League. Questa visibilità contribuì ad affermare la sua crescente reputazione come fotoreporter, che iniziò ad apporre sulle sue stampe la dicitura “Weegee il famoso”. Il diffuso apprezzamento dello stile intenso della sua fotografia, che non disdegnava soggetti provenienti dalle classe più basse e racconti intrisi di umanità, portò all’acquisizione dei suoi lavori da parte del Museum of Modern Art e la sua inclusione in due mostre collettive nel museo stesso, nel 1943 e nel 1945. “Weegee è stato spesso liquidato come fotografo ingenuo, ma in realtà è stato uno dei fotoreporter più originali e intraprendenti degli anni ’30 e ’40. Le sue foto migliori associano umorismo, audacia e punti di vista sorprendentemente originali, in particolare se si considerano le foto giornalistiche e documentaristiche dell’epoca. Prediligeva approcci e soggetti spudoratamente da tabloid e di basso livello culturale, ma le sue fotografie di New York negli anni della Depressione devono essere prese in maggiore considerazione, alla pari del lavoro di altri documentaristi fondamentali degli anni ’30, quali Dorothea Lange, Robert Capa, Walker Evans e Berenice Abbott”, dice Wallis di lui. L’archivio di Weegee è stato donato all’ICP nel 1993 da Wilma Wilcox, la sua compagna per molti anni. L’ICP_L’International Center of Photography (ICP) è stato fondato nel 1974 da Cornell Capa (1918-2008) come Istituzione dedicata alla fotografia che abbia un ruolo centrale e vitale nella cultura contemporanea nel suo riflettere e influenzare i cambiamenti sociali. Per mezzo del nostro museo, della scuola e dei programmi mirati alla comunità, valorizziamo la capacità della fotografia di aprire nuove opportunità all’espressione personale ed estetica, di trasformare la cultura di massa e di evolversi continuamente per includere nuove tecnologie. L’ICP ha presentato più di 500 mostre, portando al pubblico le opere di oltre 3.000 fotografi e altri artisti con mostre personali e collettive, e ha fornito migliaia di corsi e workshop che hanno arricchito decine di migliaia di studenti.
Per info: www.palazzomagnani.it/