Diventare fotografo oggi. Sono tanti gli ambiti in cui un giovane fotografo deve cimentarsi. Dai social ai diversi modi di raccontare una storia, la ricerca di un proprio percorso professionale (vuoi diventare un artista o lavorare come fotogiornalista?), le tecniche, i percorsi di studio e aggiornamento. Con tanta concorrenza, la crisi dell’editoria, tutte le rivoluzioni multimediali, trovare oggi la strada per diventare un fotografo autorevole non è così semplice.
Luca Santese (Cesura) e Simone Cerio (Mood Photography) hanno organizzato un workshop ‘Prospettive avanzate in fotografia‘ per indirizzare i giovani alla professione. Tanta pratica e teoria per trovare il proprio posto nel mondo della fotografia. A tal proposito gli abbiamo chiesto qualche dritta.
Oggi un giovane che vuole fare della fotografia una professione deve fare i conti con molte variabili, vero?
Cerio: Un giovane fotografo che compie i primi passi nella fotografia professionale si ritrova a doversi scontrare con una nuova attitudine che il mercato impone. Deve essere imprenditore di sè stesso, acquisire una buona visione personale, conoscere i linguaggi ibridi, soprattutto quelli legati allo storytelling multimediale.
Io e Luca (Santese, ndr) siamo due persone che abbiamo vissuto in primis questo switch professionale abbiamo deciso di creare un workshop che desse tutte queste risposte a un target giovane che si ritrova di fronte a questo bivio professionale importante.
Quali sono le nuove sfide che deve affrontare un giovane fotografo?
Santese: Cesura è nato proprio su un terreno di sfida perché circa 10 anni fa hanno chiuso le principali agenzie di fotografi e, io con altri membri di Cesura, abbiamo deciso di fondare un collettivo. Lo scopo principale e la sfida più grande consiste nel resistere al mercato e cercare di imporre i nostri autori senza omologarli a quelle che sono le richieste del mercato.
Cosa insegnate di solito ai vostri studenti?
Cerio: Accade frequentemente che in un percorso di un giovane fotografo, per scarsa conoscenza dei nuovi mercati professionali, si scelga un percorso che non rispecchi le proprie aspettative. Noi cerchiamo di lavorare su due fronti. Uno è una ricerca identitaria: quindi valutare quali sono le attitudini principali del singolo, spingerle al massimo e tendere a una specializzazione futura. L’altro punto è l’acquisizione di un metodo professionale da spendere in qualsiasi ambito fotografico. Cose che faremo nel corso del workshop di Pescara.
Si parla molto della crisi dell’editoria e del fotogiornalismo. E’ davvero così?
Santese: Sì, i motivi principali sono tre. Le finanze dei giornali sono diminuite rispetto al passato e di conseguenza c’è una minore possibilità di ottenere degli assegnati. Questo comporta una minore sicurezza nel lavoro del fotografo, soprattutto in territori difficili. Il terzo motivo è l’aumento dei fotografi, spesso bravi e competitivi, e questo determina una maggiore competizione e una difficoltà a trovare il proprio spazio.
La soluzione non è quella di aderire alle richieste del momento perché sono passeggere ma lavorare sulla costruzione di una propria identità. Unica via per rendersi riconoscibile nel mercato dell’editoria e resistere nel tempo.
Una soluzione a questa situazione?
Cerio: In questo momento professionale in cui la figura del fotografo è chiamata a trasformarsi e aggiornarsi per rimanere stabile nel mercato, sicuramente un modo per investire correttamente nella professione è trasformarsi in content creator, ovvero creatore di contenuti. Quindi lavorare molto sulla scrittura progettuale, la scrittura di una corretta idea creativa da poter presentare a nuovi possibili clienti in modo da sostenere i propri progetti.
Un altro ambiente da indagare sicuramente è quello dei linguaggi multimediali perché lo storytelling adesso si è spostato sulle piattaforme multimediali. E anche se non sono tutte in grado di sostenere progetti, anche da un punto di vista economico, meritano comunque una profonda attenzione perchè il futuro della fotografia viaggia sicuramente su questi canali.
Come essere al passo con i canali di divulgazione? E quali tenere in considerazione?
Santese: Di canali di divulgazione ne esistono di consolidati e di più recenti. I giornali, per quanto riguarda i fotogiornalisti, rimangono un ottimo canale non solo di lavoro ma anche di promozione e divulgazione del proprio operato e del proprio lavoro. Per un fotografo che intraprende un percorso più autoriale avere una galleria, o meglio, delle esposizioni in istituzioni pubblico, private o musei, permette all’artista di acquisire una maggiore riconoscibilità.
Dal lato commerciale vale lo stesso. Un fotografo ben rappresentato da un gruppo, da un’agenzia che promuove il suo lavoro, risulta più riconoscibile. Tutto questo oggi passa attraverso i social network, soprattutto Instagram per quanto riguarda la fotografia. Instagram sostanzialmente oggi costituisce – per un fotografo o un artista- un vero portfolio. E che sia un ufficio marketing, un gallerista, un’agenzia di comunicazione, un cliente direttamente o un giornale, il fotografo ha la possibilità di comunicare direttamente con i propri clienti e utenti. E se è capace di costruire una comunicazione di sè efficace anche attraverso i social, attraverso Instagram, il suo lavoro risulterà più efficace.