ROMA. E’ iniziato da Roma, con tappa alla galleria Tibaldi Arte Contemporanea, il lungo viaggio di “Confini14 – Fotografia Contemporanea“, rassegna sulla fotografia contemporanea di ricerca.
Giunta alla 14a edizione, diretta da Maurizio Chelucci e ideata e organizzata da PhotoGallery di Firenze e MassenzioArte di Roma, la rassegna si presenta come una realtà italiana unica nel suo genere a cui partecipa un network nazionale ben assortito di associazioni, gallerie e curatori di conclamata attendibilità nel settore della fotografia. Tra questi Clelia Belgrado (VisionQuesT), Leo Brogioni (Polifemo Fotografica), Maurizio Chelucci (MassenzioArte), Fulvio Merlak (Sala Fenice), Francesco Tei (PhotoGallery), Fausto Raschiatore (CivicoCinque), Angelo Cucchetto (Photographers.it), Antonio Armentano (L’Impronta), Auronda Scalera (Visiva), Pippo Pappalardo (Galleria Sikanie) e Denis Curti (Il Fotografo) che ogni anno seleziona progetti di fotografia contemporanea attraverso un bando pubblico sul portale photographers.it, prediligendo il lavoro di artisti che utilizzano il linguaggio fotografico per indagare i confini tra la fotografia e le altre forme di espressione artistica.
Gli artisti scelti per questa edizione di Confini14, e che potranno essere ammirati per un periodo di 12 mesi in una delle tante tappe che copriranno per intero l’Italia, sono: Me Nè con “Luoghi mentali”, Franco Monari con “E poi verrà la nebbia”, Carmen Decembrino con “il velo di Maya”, Silvia Zanasi con “Ombre e menzogne” e Studio Pace10 con “album – ricordi in conserva”.
Dopo la mostra a Roma, gli altri appuntamenti di Confini14 saranno: VisionQuest Genova febbraio 2017; Sala Fenice Trieste aprile 2017; L’Impronta Cosenza giugno 2017; Biblioteca Minnicelli Rossano luglio 2017; Festival Confluenze Nibbiano agosto 2017; PhotoGallery Firenze agosto 2017; CivicoCinque Venezia settembre 2017; Galleria Sikanie Catania ottobre 2017.
Carmen Decembrino: “il velo di Maya”
“È Maya il velo ingannatore che avvolge il volto dei mortali e fa loro vedere un mondo del quale non può dirsi né che esista, né che non esista, perché rassomiglia al sogno, rassomiglia al riflesso del sole sulla sabbia, che il pellegrino da lontano scambia per acqua; o anche rassomiglia alla corda gettata a terra, che egli prende per un serpente.” C’è qualcosa di non visibile agli occhi, che l’errore porta alla luce. Il velo si dissolve grazie al glitch dato da un comportamento anomalo, che permette al fotografo di ottenere dei vantaggi non previsti. Ciò che è celato, ciò che è nascosto torna in superficie, rivelando un mondo sommerso. Lo schermo tra noi e la vera realtà, che ce la fa vedere distorta e non come essa è veramente, si dipana sino a svelarci una nuova rappresentazione delle cose.
Silvia Zanasi: “Ombre e menzogne”
Il progetto si incentra sul tema dell’identità evidenziando il confronto tra tante sagome umane apparentemente diverse tra loro. Il volto e ogni dettaglio scompaiono dietro alla superficie bianca che, come una maschera, annulla la personalità di ogni individuo e ogni possibilità di rivelazione estetica, mostrando così la diversità di ogni profilo. “L’identità costruita svanisce nel momento in cui si osserva dietro le quinte: il ritratto svela ogni genere di dubbio mostrando la costruzione del personaggio e la finzione della mia prima persona. Ho deciso di utilizzare il mio corpo come veicolo espressivo per interpretare molteplici identità maschili e femminili. Ogni personaggio che rappresento è in realtà creato da una combinazione di elementi sempre differenti: abiti, posture e soprattutto espressioni facciali, utilizzando stereotipi riconoscibili per impersonare le varie identità.” Ombre e Menzogne è il titolo del progetto, poichè, come nel mito della caverna di Platone l’uomo scambia per realtà quella che ne è soltanto una proiezione, in questo progetto chi apparentemente è diverso, è in realtà uguale.
Me-Nè: “Luoghi mentali”
Costrizioni, trasformazioni, equilibrii. Il progetto artistico di Me-nè si sviluppa verso una vera e propria riduzione dell’essere umano a ciò che intimamente è, e si avvicina all’arte antica sarda in una sorta di primitivismo astratto. L’uomo viene raffigurato nella sua semplicità, nella sua sintesi, nella visualizzazione di quei tratti essenziali che lo definiscono. L’autore propone una semplificazione di ogni aspetto dell’essere umano, fino a disegnare e scolpire non più corpi, ma linee che interagiscono con lo spazio quadrato e cubico che le circonda, le contiene, le costringe e le inghiotte. Nel progetto “Luoghi Mentali” l’essere umano viene rappresentato in tre diverse condizioni (costrizioni, trasformazioni, equilibri), in uno stato di benessere, di disagio e talvolta di totale apatia.
Studio Pace10: “album – ricordi in conserva”
Non si tratta di tradizionali fotografie, ma di conserve di ricordi. Conservare significa mantenere un soggetto nell’essere suo, custodirlo, salvaguardarlo da tutto ciò che potrebbe alterarlo o distruggerlo. E’ possibile “conservare” un ricordo per sempre? Esistono “date di scadenza” anche per i nostri ricordi? Riflettendo sui due ambiti della fotografia e della conservazione alimentare, il progetto interroga l’archetipo che si nasconde dietro il gesto di conservare. Vengono tirate fuori dai cassetti e dagli archivi immagini nascoste, ormai dimenticate, dando loro nuova vita in una sorta di “archivio trasparente”, invitando allo stesso tempo a riflettere sull’importanza del ricordo fotografico nell’era digitale, dove una sovrapproduzione di immagini, spesso inutili, sviliscono la fotografia e le tolgono quel ruolo di “testimone” della nostra vita. Immagini mai stampate, intrappolate in hard disk che porteranno ad una desertificazione dei ricordi. O come ha detto Vint Cerf “il XXI secolo sarà un grande buco nero”.
Franco Monari: “e poi verrà la nebbia”
“Questa serie di fotografie nasce da una mia esigenza di ritagliarmi dei momenti nei quali uscire ed in solitudine esplorare il paesaggio per qualche ora. Senza un itinerario programmato e neppure una meta precisa, ma con la sola esigenza di isolamento e di fotografare, torno sempre negli stessi luoghi più e più volte instaurando ormai con essi un legame particolare, un microcosmo personale. L’esplorazione ed il rapporto tra luogo e memoria diventano quindi elementi fondamentali nella formazione di un propria identità. Il paesaggio esplorato è dunque quello nel quale sono nato, cresciuto e nel quale vivo: una parte di pianura padana che si estende dalle campagne della “bassa” alla riva destra del fiume Po. Per distinguere le diverse aree del paesaggio, ho adottato un effetto cromatico differente per ciascuna area: partendo dalla campagna dove ho usato un filtro giallo, man mano che mi avvicino al fiume le foto virano verso una dominante rossa ed infine verde. Le fotografie, stampate su tela, sono successivamente ritoccate a mano con colori a olio o smalto.”