MILANO. “In viaggio con Gianni Berengo Gardin, Massimo Zanti Davide Ortombina, Luciano Marchi, Lorenzo Zoppolato, Alberto Gandolfo, Hermes Mereghetti, Dario Apostoli”. E’ questo il titolo della mostra collettiva, a cura di Federicapaola Capecchi (in collaborazione con Mosé Franchi), esposta allo Spazio Tadini fino al 21 maggio. 

 

 

Gianni Berengo Gardin1
Gianni Berengo Gardin

Una collettiva, a cura di Federicapaola Capecchi, che vede in esposizione gli scatti su “La Ferrovia Transappenninica. Il viaggio, i territori, la gente”, viaggio fotografico incentrato sulla Transappenninica, vista da Gianni Berengo Gardin, Massimo Zanti, Davide Ortombina, Luciano Marchi. Fotografie di interesse sociale e paesaggistico, perché raccontano e documentano non un semplice “traforo”, ma una congiunzione complessa e preziosa tra Sud e Nord. La prima. Un’architettura industriale che ha coinvolto paesi, persone, famiglie, strade. La Porrettana, realizzata a fine Ottocento, è stata il primo attraversamento della dorsale appeninica permettendo il collegamento tra la l’Emilia Romagna e la Toscana. Un evento storico non solo per i trasporti, ma per la società, favorendo una contaminazione di lingue, costumi, usanze in un’Italia tutta ancora da costruire. Un’opera così imponente e di valore storico che, anche dopo 150 anni, è soggetto ideale per un racconto fotografico.

 

 

Da questo lavoro, prestato per l’esposizione a Spazio Tadini da Mosè Franchi, il qualè è stato sia promotore che coautore del racconto fotografico sulla Porrettana, è nata l’esigenza di ampliare il racconto fotografico e il nucleo narrativo con una più amplia riflessione sul viaggio, sull’andare, sull’incontro, unire luoghi e persone, e l’attraversare confini.

A questo scopo, Federicapaola Capecchi ha selezionato 4 fotografi, per stile, impronta e ricerca, con i quali raccontare una storia più contemporanea. Dove i collegamenti e la comunicazione sono un fatto, anche comodo, veloce e immediato, ma dove forse, ancora, si deve molto lavorare sul dialogo, l’ascolto, la voglia di conoscere e costruire, insieme.

Viaggiare è un impulso insito nella natura umana. Da sempre interi popoli scelgono una vita nomade. Lorenzo Zoppolato espone una selezione del progetto Racconti da Sainte Marie de la mer. Ogni anno nella piccola località di Saintes Maries de la Mer, nel sud della Francia, si festeggia una delle più importanti feste gitane d’Europa. Carovane di gitani provenienti da ogni angolo del vecchio continente raggiungo questa piccola città di mare per rendere onore alla loro santa protettrice. Durante questi giorni si viene totalmente coinvolti in balli, canzoni antiche, cavalli e riti religiosi, che culminano l’ultimo giorno con la processione della Santa verso il mare. Lorenzo Zoppolato ha cercato le storie nelle piccole realtà dei campi, delle feste e nelle danze. “L’accoglienza delle famiglie, i loro racconti ancestrali fatti di cavalli, viaggi e amori gitani sono stati fonte d’ispirazione per le fotografie che il fato mi concedeva e che io ho ritrovato sul mio percorso.”

In questo suo racconto noi ci domandiamo, tra molti altri quesiti, cosa porta a lasciare giorno per giorno la propria quotidianità. Il solo bisogno e desiderio di scoprire cose nuove o anche la possibilità di svincolarsi dai legacci di un sistema sociale imperniato sulla immutabilità e fissità delle persone?

 

Lorenzo Zoppolato, Racconti da Sainte Marie de la mer
Lorenzo Zoppolato, Racconti da Sainte Marie de la mer

 

Viaggiare, per alcuni passione irrefrenabile, per altri non sempre è scelta volontaria, ma dettata da cogente necessità di sopravvivenza o di speranza di una vita diversa, e migliore. Alberto Gandolfo è in mostra con 1,2,4,5…volti, racconto di viaggi in ritratti, per una comprensione più profonda di quel che si cela dietro la migrazione, in special modo l’immigrazione di genti provenienti dal continente africano e dal Vicino Oriente in Europa. I messaggi trasmessi dalle televisioni tendono a sottolineare una grande diversità tra noi europei e gli “altri”, in tal senso Palermo – città natale di Alberto Gandolfo – può essere un esempio da seguire: città formatasi grazie agli arrivi di popoli che si sono amalgamati con gli autoctoni nel corso dei millenni. Il progetto fotografico è una metafora: dal particolare segno, che viene introdotto nel cambiamento del volto di ogni ritratto, si realizza uno scambio culturale che cambia e arricchisce culturalmente i singoli, un valore aggiunto alla personalità.

E quando si fugge, si viaggia migrando, la fine del viaggio, a volte, è asfalto, fango, polvere, pietre … dure da digerire. Emarginazione e luoghi anonimi dove sostare in attesa del permesso definitivo di rifugiato, di ritrovare sé stessi, e la possibilità di costruire. Hermes Mereghetti presenta una selezione di We come from. Intensi ritratti di migranti che, nella selezione per la mostra, giocano sul ruolo delle mani. Le mani del fare, le mani che sono la personalità e la forza, che sanciscono il carattere; le mani del dare, del carezzare, cui appoggiare la fronte e per coprire gli occhi. Le mani, ricche di simbologie e significati specifici a seconda delle culture e religioni, ma universalmente associate al potere, alla forza, alla lealtà, all’amicizia, alla fiducia. Le mani da stringere. Gli occhi da guardare.

Quale la metafora del viaggio? Quante soglie da varcare durante il percorso? Quali soglie? Quello di Dario Apostoli, in mostra con una selezione di Soglie, è un viaggio e un racconto nelle relazioni umane e la nostra società, la propria autocoscienza e la distorta percezione del mondo e degli altri. Luoghi ordinari urbani, abituali, normali, di semplice passaggio, spazi intrisi dall’animo umano, anche se sembrano quasi vuoti, o svuotarsi. Una luce quasi accecante che cancella, brucia ed egualmente da forma a individui soli e disinteressati, ma al tempo stesso carichi di potenziale, qualora varchino la soglia che apre lo sguardo su tutto ciò che ha davvero un senso e un valore al mondo. Così le Soglie sono i varchi da oltrepassare verso qualcosa di nuovo, verso una presa di coscienza, e alla volta di relazioni che portino fuori dal torpore ego-riferito in cui, oggi, ci si chiude al mondo e agli altri.

Collettiva

Dove: Spazio Tadini Casa Museo, via Niccolò Jommelli 24, Milano

Quando: fino al 21 maggio 2017

Orari: da mercoledì a sabato 15:30/19:30 – domenica 15:00/18:30. lunedì e martedì chiuso

Ingresso: 5 euro

Infowww.spaziotadini.com